La tivù sta morendo? Tutto sullo stato di salute del piccolo schermo

Dati audience fermi al palo, abbonamenti delle tivù a pagamento in sofferenza, ricavi pubblicitari in picchiata. La televisione è un malato grave e soffre di acciacchi sempre più evidenti. Il quadro a tinte fosche l’ha tracciato pochi giorni fa il portale americano Business Insider, riportando i numeri di una puntigliosa ricerca condotta da Citi Research: il piccolo schermo è piuttosto malandato e le curve degli ascolti registrano dati in profonda contrazione.

L’AUDIENCE S’ABBASSA. I dati riportati nell’articolo si concentrano in particolare sulla situazione delle tivù americana: i numeri tratteggiano una realtà parecchio diversa da quella italiana, sia per il bacino di utenti molto maggiore sia perché la televisione statunitense è un trionfo di canali via cavo a pagamento (che soffrono di un vistoso calo di abbonamenti). Ma le cifre globali parlano chiaro: da tre anni a questa parte l’audience mondiale ha subito una brusca frenata e le curve degli ascolti registrano una crescita vicina allo zero. Tradotto, significa che sempre meno persone guardano la tivù e persino i grandi eventi faticano a tenere il pubblico incollato al piccolo schermo.

TUTTI SUL WEB. Lo scenario è profondamente cambiato e a guadagnarci è sempre di più il web, sia in termini di utenti che d’investimenti pubblicitari, che vanno a concentrarsi sempre di più sulle piattaforme digitali. A cambiare è soprattutto il modo di guardare la tivù: in America si sono moltiplicate le cosiddette smart tv (quelle connesse a internet) e anche in Italia sempre di più i programmi si guardano (e si commentano) su tablet e smartphone. La ricerca pubblicata evidenzia come il 40% dei video su YouTube siano visualizzati su supporti mobile. Oggi i principali broadcast televisivi italiani puntano su internet e per intercettare una fetta sempre maggiore di pubblico, riversano i loro contenuti esclusivi anche su siti e app.

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