La strana storia dei libri scritti da Saddam Hussein

Sembra già destinata a generare polemiche l'imminente traduzione e pubblicazione dell'ultimo romanzo di Saddam Hussein. Entro dicembre 2016, infatti, la casa editrice britannica Hesperus porterà per la prima volta sui mercati occidentali un libro che, a onor del vero, non è mai stato pubblicato nemmeno in Iraq. Begone Devils (titolo ancora provvisorio) è stato terminato nel 2003, la notte precedente all'invasione americana dell'Iraq, e portato in salvo dalla figlia del dittatore, Raghad Saddam Hussein, che ha vanamente tentato di farlo pubblicare in Giordania dove è stato subito bandito. Ma allora come ci è arrivato il testo? In realtà, un paio di editori se ne erano già occupati in Giappone e in Turchia, ma le tirature erano rimaste sotto la decina di migliaia di copie.

Oggi, invece, l'editore Hesperus, che da sempre si occupa di libri dimenticati, fuori catalogo o privi di un traduttore, vuole riportarlo alla luce, considerandolo interessante e molto moderno. Non si sa se solo per destare interesse o meno, il portavoce di Hesperus ha definito Begone Devils come una fusione di Game of Thrones e House of Cards. La trama descrive la lotta di una popolazione araba contro un minaccioso invasore, ambientata 1500 anni fa sulle rive dell'Eufrate. Tra gli episodi più interessanti, il contrattacco dell'armata orientale, che entra nel paese nemico e abbatte due torri: forse un chiaro rimando all'11 settembre.

Copertina del romanzo Zabiba and the KingVirtualbookworm.com

Begone Devils in realtà non è la prima opera di Saddam Hussein, bensì la quarta. E non è nemmeno la prima ad essere stata tradotta e pubblicata in Occidente. A precederla troviamo il romanzo rosa Zabibah and the King (2000), metafora del rapporto tra un popolo e il suo dominatore: la novella non solo si era rivelata un best seller in Iraq, ma era stata inserita nei programmi scolastici e aveva ispirato una serie televisiva e un musical, oltre ad arrivare fino agli Stati Uniti, dove un uomo d'affari ne ha finanziato traduzione e pubblicazione ritenendola un utile strumento per la comprensione della mentalità araba. Tra l'altro pare che proprio da questo romanzo Sacha Baron Cohen ne abbia tratto un adattamento per il film Il dittatore (2012).

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