La strana coppia

Gli antichi romani lo chiamavano Genus Loci: era lo spirito del luogo, quella forza con cui l'uomo doveva scendere a patti per poter abitare una terra.

Se c'è un pezzo di Italia in cui questa energia si sente forte quello è Ponza. Dipende anche da questo se qui ha potuto formarsi un'improbabile coppia di giornalisti, Paolo Mieli e Gianluigi Nuzzi, curatori insieme, della rassegna culturale Ponza D'Autore, caratterizzata da un clima così informale che certe volte sembra di stare nel tinello di casa. Il merito sta nel mix.

Se Mieli rappresenta la Prima Repubblica, Nuzzi è frutto della Seconda. Dove il già direttore de La Stampa e due volte del Corriere della sera è un dichiarato elettore Pd, il conduttore di Quarto Grado e autore di quattro libri-inchiesta sul Vaticano risulta avere rapporti ravvicinati coi Cinque Stelle.

Per andare avanti: se il primo, uno storico, è finito sui libri anche per aver coniato il concetto morbido di "terzismo", che definisce una via all'ascolto di tutte le parti politiche, il secondo, un cronista, si è messo a muso duro contro pezzi della Santa Sede, finendo sotto processo (e poi assolto) in Vaticano.

"Il fatto che Paolo e io siamo due persone antropologicamente opposte, ma con elementi comuni, quali la curiosità, lo studio del potere e un certo relativismo tra cronaca e storia" dice Nuzzi "spiega il funzionamento dell'insolito sodalizio".

Per Mieli, organizzatore anche delle rassegne culturali Incontria Spoleto e Castiglioncello, "quello cha accade qui è completamente diverso. C'è anarchia, si abbattono tutte le barriere, è assolutamente non convenzionale il modo in cui ci si mescola tutti, quasi fossimo parte di una compagnia teatrale in tour".

Quanto all'origine del duo, l'ex direttore del Corriere della sera spiega di essere stato reclutato solo in un secondo momento. "Venivo qui ogni anno con mia figlia Oleandra, che adesso ha 22 anni. Prendevamo una casa e ogni tanto partecipavamo a qualche serata della rassegna. Poi, tramite Barbara Castorina, socia della compagna di Nuzzi Valentina Fontana, mi sono imbattuto in questo gruppo. È così caotico e privo di barriere ideologiche da aver sedotto anche Oleandra che non è abituata a vedermi in un contesto così diverso dai miei" dice Mieli, prima di introdurre un altro pezzo di questa famigliona allargata: "La vera anima segreta di Ponza D'Autore è Gennaro Greca, il giovane proprietario del Grand Hotel Santa Domitilla che ci ha unito".

Questo è uno dei punti sui quali i due sono d'accordo. Per il resto, per estrazione, età e declinazione professionale, hanno visioni differenti su molti temi. Paolo Mieli è renziano? "Io sono un elettore dichiarato del Pd da sempre e lo sono stato anche ai tempi della segreteria Renzi. La sua presenza al partito è stata un valore in più, non uno in meno. Casomai, non ho capito la gradazione dell'innamoramento di Gianluigi per i Cinque Stelle". Gianluigi Nuzzi è grillino? "No, sono apolide della politica, anche perché io non mi appassiono ai partiti, ma ai metodi e agli individui. Gianroberto Casaleggio è stato rivoluzionario nel legare la politica alla rete, così come lo è stato Silvio Berlusconi nel traghettare l'Italia dalla Prima alla Seconda Repubblica. Ecco, se sono qualcosa, sì, io sono anti-renziano".

A questo governo, Mieli dice di assistere come a Ponza D'Autore "È un accrocchio di energie diverse e molto forti. Però non riesce ancora a dare un'immagine unitaria". Nuzzi lo ritiene, invece, "un banco di prova che fa paura, come accade sempre davantia qualcosa di nuovo. Fu così anche quando nacque Forza Italia".

Per entrambi è destinato a durare. "Per necessità" dice Mieli. "Le due forze, stando ai sondaggi, hanno, insieme, il 60 per cento dell'elettorato. Se i Cinque Stelle andassero col Pd, non avrebbero questi numeri, e lo stesso varrebbe se la Lega si alleasse con Forza Italia. Tocca aspettare le prossime elezioni politiche".

La sensazione, facciamo notare a entrambi, è che il potere, inteso come tutto quello che sta fuori dal Parlamento, in Italia, persista, nelle sue dinamiche, a prescindere dal colore dei governi.

Nuzzi: "È in parte vero perché i partiti al governo non hanno costruito una classe dirigente istituzionale e si ritrovano a scegliere persone del passato, come è costretto a fare, suo malgrado, anche Papa Francesco, in Vaticano". Mieli dissente: "Questi ragionamenti non possono basarsi su vaghe suggestioni. Vanno citati nomi e cognomi. Credo che il cambiamento sia radicale e fortissimo".

Nuzzi, dopo un elogio a Mieli ("La cosa più potente che ha è la capacità di vederei fatti dall'alto. Col suo occhio da storico, evita i gargarismi emotivi tipici di molte analisi contemporanee"), lo annovera tra i radical chic.

Chiediamo allora se lui, vicino a Casaleggio, non si senta un populista: "No" precisa il conduttore di Quarto Grado "rivendico di essere nazional-popolare. Sperimento ogni giorno i linguaggi contemporanei degli altri".

Mieli, invece, è portatore di uno stile giornalistico più meditativo: sulla Treccani compare la definizione "mielismo" per connotare il suo genere. "Non ne vado fiero perché dubito che qualcuno abbia mai utilizzato il termine in maniera positiva".

Chiediamo a Nuzzi cosa ci sia di vero nel pettegolezzo che lo voleva vicino ai servizi segreti: "Nulla. Ha costruito questa fake news qualche collega rosicone che non accettava i 'buchi' che prendeva".

Domandiamo a entrambi, separatamente, quali siano stati i momenti più belli di questa loro liaison. E le risposte, date a distanza, coincidono. "La giornata noi due da soli nella casa isolata del poeta ormeggiatore ponzese Antonio De Luca" racconta Nuzzi da Milano. "Una di quelle cose che ti puoi ricordare anche cinquant'anni dopo" gli fa eco Mieli da Roma.

L'altro momento irrinunciabile per l'ex direttore del Corriere è "la colazione, presto, col figlio undicenne di Gianluigi: facciamo chiacchierate interessanti". E Nuzzi: "Sono felice di dare ai miei bambini il privilegio di confrontarsi con una persona del peso di Paolo. A volte, tra loro, parlano anche d'amore".

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