La gastrite di Napoleone, la fistola di Luigi XIV, la monomania di Paolo Uccello: biografie vere e immaginate

Ci si può accontentare di sapere cosa è successo a Waterloo, e ci si può spingere fino a credere davvero che la forza di gravità sia stata scoperta grazie alla caduta di una mela sulla testa di Newton. Si può restare sulla superficie degli eventi, omogeneizzati al livello di ciò che è accaduto, e si può – e chi può di solito deve – mettere il dito in quella rete uniforme e slargarne qualche maglia, fino a intravedere, sotto, la vita singola, nella sua unicità idiosincratica.

Di regola ci si affida alle biografie, ma di solito queste ci rivelano soltanto in quali punti gli individui furono «in rapporto con le azioni generali». Perciò: Napoleone era indisposto il 18 giugno del 1815, Newton era lucido e intellettualmente febbrile a causa della sua astinenza sessuale, Luigi XIV prese alcune decisioni sotto la pressione di una dolorosa fistola. Se non basta, bisogna andare nell’immaginazione dell’infimo particolare, attraverso l’uso di un «realismo perfettamente irreale, e appunto perciò onnipotente». È quello che fece Marcel Schwob nelle Vite immaginarie.

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