La cannabis e la grande ipocrisia giudiziaria

Ovviamente ci voleva una radicale per smascherare la più colossale finzione scenico-letteraria italiana, quella dell'obbligatorietà dell'azione penale e della certezza del diritto. Dal 1995 Rita Bernardini, ex segretaria di Radicali italiani e per più legislature parlamentare, si autodenuncia per coltivazione casalinga e e cessione di cannabis. La sua è una battaglia per la legalizzazione condotta nel solco delle tipiche campagne radicali: alla luce del sole, provocatoriamente, con estrema correttezza e dignità.

Da tempo, Bernardini ha segnalato alla Procura di Roma di avere avviato sul terrazzo di casa sua una coltivazione con 56 piantine di marjuana, ma un pubblico ministero ha comunque chiesto l'archiviazione, sostenendo che “ai fini della rilevanza penale occorre ravvisare in concreto l’inoffensività della condotta".

"Nel caso di specie" ha scritto il pm "occorre considerare che gli arbusti rinvenuti nell’abitazione dell’indagata, seppure in numero di 56, sono di piccole dimensioni (40 di circa 30 centimetri di altezza e 16 di circa 12 centimetri), piantati in modeste quantità di terriccio contenuto in buste di stoffa e custoditi in un terrazzo con esposizione a condizioni climatiche sfavorevoli”.

Il pm ha poi aggiunto che “in assenza di accorgimenti mirati e di specifiche modalità di coltivazione le piantine non avrebbero potuto mantenersi e crescere fino a produrre quantità di principio attivo tale da superare la soglia dell’offensivista. Tanto che dalle numerose piante sequestrate è stato rilevato un esiguo quantitativo di principio attivo, pari a soli 0,468 grammi”. Così, lo scorso febbraio, il giudice ha deciso di archiviare l'autodenuncia.

Bernardini ha reagito con queste parole: “L’archiviazione della Procura di Roma è uno schiaffo in faccia a tutti coloro che quotidianamente vengono fermati o arrestati per la coltivazione di marijuana a uso personale. Forse perché sono stata segretario dei Radicali, forse perché sono un’ex deputata, hanno preferito nascondere la polvere sotto il tappeto”.

L'anomalia della situazione giudiziaria di Bernardini è un'esplicita denuncia di come la certezza del diritto in Italia sia la classica chimera, e rende visibile l'inconsistenza del precetto costituzionale dell'obbligatorietà dell'azione penale: l'ex segretaria dei radicali ricorda infatti che “per altre coltivazioni, fatte sempre sul mio terrazzo, ma in misura molto ridotta rispetto alle 56 piantine che mi erano state trovate, sono processata a Siena. Che assurdità, a Roma archiviano e a Siena processano”.

Ora Bernardini torna alla carica, anche perché è iniziata in Parlamento la discussione su un progetto di legge per la legalizzazione della Cannabis (primio firmatario un altro radicale, Benedetto Della Vedova). E chiede provocatoriamente al procuratore Giuseppe Pignatone di essere arrestata: "Pignatone non vuole arrestarmi perché ha paura che si apra un caso politico" dice. "Le persone normali, invece, vengono messe dietro le sbarre per molto meno. Faccio un nome: Fabrizio Pellegrini, un ragazzo di Chieti molto malato. Coltivava sul suo balcone quattro piantine di marjuana a scopo terapeutico, è stato imprigionato".

Marijuana, la mappa degli spinelli legali nel mondo

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