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Justin Trudeau, le scuse assurde in nome del "politically correct"

Correva la primavera del 2001. Un ragazzo canadese ricco, bello, promettente e con gli occhi blu, insegnava in una scuola privata. Erano tempi felici. Il mondo non era stato ancora scosso dall'11 Settembre e tutti erano più buoni e incoscienti.
Il ragazzo ricco bello e promettente a 29 anni partecipa a una festa a tema: “Notti arabe”, e si traveste da Alì Babà, con tanto di turbante e faccia colorata di nero. Una foto lo ritrae con studentesse e colleghe. Felici e sorridenti, con una vita dorata davanti.
A distanza di 18 anni scoppia la tempesta. Quel ragazzo è Justin Trudeau, in corsa per la rielezione a primo ministro del Canada. Ha la faccia tinta di nero: orrore!
Su di lui piovono accuse, nemmeno fosse Riina: razzista, dimettiti! Chiedono a reti unificate i suoi oppositori, secondo i quali mascherarsi da uomo di colore è un atto vergognoso che urla vendetta.
E il ragazzo canadese ricco, bello e con gli occhi blu (incidentalmente coinvolto in uno scandalo per maxi corruzione che ha favorito un'azienda privata a lui vicina, di cui nessuno parla ndr) che cosa fa?
Ci saremmo aspettati una sua sonora risata. Invece no: chiede scusa.
Si copre il capo di cenere e si inginocchia contrito ai piedi dei paladini del pensiero unico e corretto, implorando perdono e sostenendo che all'epoca vestirsi da Alì Babà in una festa in maschera e tingersi la faccia di nero non era considerato razzista, mentre oggi capisce la gravità del suo gesto.
Due le conclusioni:
A) Trudeau, solo per questo, non merita di essere rieletto
B) Questa cosa del “politicamente scorretto” è ormai ben oltre una mania. E’ diventata pura follia che va fermata senza paura, senza dover chiedere scusa

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