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Economia

Jobs Act, i prossimi passaggi

Il Jobs Act, cioè la riforma del lavoro del governo Renzi, è diventato finalmente legge. Ieri c'è stata infatti la pubblicazione del testo sulla Gazzetta Ufficiale, a una settimana di distanza dall'approvazione in Parlamento. Per vedere gli effetti della riforma, però, bisogna armarsi di pazienza e aspettare. Il Jobs Act è infatti una legge-delega e va perfezionata con una serie di decreti attuativi che il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, si è impegnato ad approvare in tempi brevi. Entro fine dicembre si inizia e si finisce tutto entro marzo: è questa, in sostanza, la promessa fatta nelle settimane scorse dal ministro. Per adesso, tuttavia, non si può parlare certamente di una partenza-sprint visto che i primi decreti, a quanto pare, arriveranno in extermis in prossimità della fine dell'anno, nel consiglio dei ministri del 24 dicembre.


Jobs Act, cinque cose da sapere


Alla viglia di Natale, ci sarà un primo pacchetto di provvedimenti che dovrebbero far partire da gennaio  i nuovi contratti a tutele crescenti. Si tratta di una nuova forma di impiego a tempo indeterminato, destinata esclusivamente ai nuovi assunti. Un'azienda che recluta un dipendente con questo inquadramento non pagherà i contributi per i primi tre anni e potrà licenziarlo più facilmente, senza le protezioni previste oggi dall'articolo 18 dello Statuto del Lavoratori. Uno dei punti più interessanti da analizzare nei decreti attuativi riguarderà proprio le modifiche all'articolo 18 e l'ammontare degli indennizzi spettanti al al lavoratore, in caso di licenziamento senza giusta causa.


Jobs Act e articolo 18, cosa cambia per i licenziamenti


Una volta varati i nuovi contratti a tutele crescenti, il ministro del lavoro dovrà trasformare in realtà anche tutte le altre enunciazioni del Jobs Act, come la riduzione del numero di contratti precari, l'estensione degli ammortizzatori sociali, il nuovo codice semplificato del lavoro e, non da ultima, la creazione  di una nuova agenzia nazionale che gestrà i sussidi alla disoccupazione e le politiche formative per chi è rimasto senza un impiego. La strada è lunga, insomma, e chiudere tutto entro marzo sembra già un' impresa.


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