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Italicum: la legge va avanti ma sale la tensione nel Pd

Renzi vince la sua battaglia sull' Italicum, ma il Pd si spacca e al Senato nasce di fatto una nuova maggioranza visto che l'emendamento del senatore Stefano Esposito, ribattezzato "l'Espositum", che riscrive di fatto l'Italicum, passa con i voti determinanti di Forza Italia. "L'Italia va avanti - commenta il premier da Davos - e chi prova a interrompere tutte le volte il percorso delle riforme possiamo dire che, per il momento, non ce la fa". Quello di oggi, insiste, è "un grandissimo risultato" che rende "la legge elettorale molto più vicina".

Tanto sull' approvazione dell'emendamento di Stefano Esposito che recepisce l'accordo Renzi-Berlusconi quanto sulla bocciatura della proposta della minoranza del Pd contro i capilista bloccati, la maggioranza ha tenuto solo grazie al voto di Forza Italia. La sinistra Pd, infatti, si è espressa in difformità dalle indicazioni del partito e del governo.

Nella seduta della mattina si è vissuta la doppia sfida della minoranza Dem. Prima l'Aula ha affrontato l'emendamento del bersaniano Miguel Gotor, contro i capilista bloccati, previsti dall'accordo di maggioranza: nella votazione 26 senatori della minoranza Pd hanno votato a favore, e l'emendamento è stato bocciato (170 no e 116 si) solo grazie al "soccorso azzurro". Successivamente lo scenario si è ripetuto al momento di votare l'emendamento Esposito: i sì sono stati 175, ma anche qui sono stati determinanti i consensi di Fi: visto il "no" di 22 bersaniani, a cui si sono aggiunti altri sei senatori del Pd che non hanno partecipato allo scrutinio, i voti complessivi della maggioranza si sono fermati a 132, inferiori ai 145 necessari.


Italicum: le 5 cose da sapere


Giorgio Tonini, vicecapogruppo Pd in Senato ha sdrammatizzato dicendo che è un fatto normale che una riforma raccolga voti anche oltre la maggioranza: resta il fatto che, senza i voti di Fi, il testo voluto da maggioranza e governo non sarebbe passato. Non a caso Forza Italia ha rimarcato il proprio apporto decisivo, mentre la Lega e le altre opposizioni hanno tuonato contro la nascita della "nuova maggioranza di governo". Tra i senatori del Pd i nervi sono tesissimi, anche sul piano umano. Il fastidio verso i bersaniani ha spinto alcuni a chiedere al capogruppo Luigi Zanda di prendere provvedimenti nei confronti dei dissidenti. Ma Zanda ripete che lavorerà "fino all'ultimo secondo per l'unità del gruppo e del partito".

Qualcuno dei dissidenti ha annunciato che martedì prossimo, al momento del voto finale, voterà a favore dell'Italicum, ma probabilmente una ventina di "irriducibili" rimarranno. Tra i senatori della minoranza prevale oggi l'irritazione: l'emendamento Gotor doveva servire a indebolire il Patto del Nazareno, e invece esso è servito a Renzi per convincere Berlusconi a far votare l'emendamento Esposito, con l'attribuzione del premio alla lista anziché alla coalizione. Insomma, l'effetto finale è stato il rafforzamento del Patto Renzi-Cav. Proprio questo aspetto è sottolineato da chi, come Zanda, tenta di convincere i dissidenti a non rendere i voti di Fi determinanti martedì prossimo nella votazione finale. Altrimenti, è l'argomento usato, anche per le elezioni del Presidente della Repubblica la maggioranza potrebbe ignorare il contributo di voti della sinistra Pd. (ANSA).

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