Italia, niente Mondiale: eliminata dalla Svezia

Niente Mondiale per l'Italia. L'Apocalisse si è materializzata a San Siro alle ore 22.41 di lunedì 13 novembre 2017. Un giorno che resterà come una macchia nella storia del calcio italiano. Solo nel 1958 avevamo mancato la qualificazione alla fase finale del torneo iridato. Quasi sessanta anni fa. Al Mondiale va la Svezia e, va detto per estremo senso della verità e prima di aprire il processo alle nostre colpe, senza meritarlo particolarmente.

Gli svedesi passano grazie a un rimpallo nella gara d'andata. L'Italia resta a casa perché ha affrontato con troppa paura la sfida di Solna e in quella di ritorno , giocata col cuore in mano e in maniera anche vigorosa, non è stata capace di trovare quella rete che avrebbe cambiato il senso della storia. E' una colpa, nessun alibi. Se usciamo la colpa è nostra e parlare di sfortuna significa spostare il tiro, anche se fa male veder salire sull'aereo per Russia 2018 l'anticalcio di Andersson.

L'Italia resta a casa perchè negli ultimi due mesi ha sbagliato tutto. I novanta minuti di San Siro sono stati la sintesi del precipizio: gli azzurri si sono battuti seguendo le idee del proprio tecnico. Occasioni ne hanno avute perché a fiammate hanno messo in crisi la Svezia, ma Olson ha tenuto e non è bastato nemmeno sommare Belotti, El Shaarawy e Bernardeschi a Gabbiadini (rilanciato a sorpresa) per trovare la via del gol.

Si poteva e si doveva fare di più. Contro la Svezia, non sottovalutata ma forse non studiata a fondo, e soprattutto prima. Perché lo spareggio era uno scenario ampiamente prevedibile, ma esserci arrivati con un evidente scollamento tra ct e squadra figlio delle scelte del primo è stato un suicidio. Può essere che Ventura sia stato lasciato solo con la sua inadeguatezza, eppure i segnali d'allarme c'erano già stati.

Italia-Svezia 0-0: siamo fuori dai Mondiali di Calcio | video

La meravigliosa atmosfera di San Siro - 13 novembre 2017Getty Images Sport

La catena degli errori della Figc

Allo spareggio senza ritorno contro la Svezia siamo arrivati per una catena d’errori che ha radici lontane. Non si tratta solo di discutere del declino di un movimento in cui ci sono sempre meno italiani in campo (non si va oltre il 50% ma nelle grandi squadre si scende e di parecchio) e sempre più stranieri. O nel quale una vera politica di rilancio è stata abbozzata solo da qualche mese, in colpevole ritardo.

No. Ad essere sbagliato nel biennio di Ventura è stato tutto a cominciare dalla scelta di un ct considerato un bravo maestro di calcio clamorosamente mancante, però, sotto l’aspetto del palmarès internazionale. Meno di dieci partite in Europa aveva prima della chiamata nell’estate del 2016. Il piano originario di Tavecchio era mettergli sopra il grande padre azzurro Marcello Lippi, ma tutto è naufragato sul mancato rispetto di una regola messa dalla stessa Figc per evitare confilitti di interesse familiari. Perso quel treno, Ventura è rimasto solo con la sua inadeguatezza a reggere la pressione crescente di un ruolo che in passato ha triturato anche altri ct più adeguati e meglio protetti dal sistema.

Gli errori di Ventura

Il tecnico poi ci ha messo del suo. Ha lavorato bene con i club per far sbocciare una nuova generazione che potrà essere utile tra l’Europeo del 2020 e il Mondiale in Qatar, ma ha perso di vista la sua leadership dentro lo spogliatoio maggiore: la sconfitta del Bernabeu, figlia anche di scelte tattiche non gradite al gruppo, è stato il punto di non ritorno e ha segnato la fine della fiducia dei giocatori, in particolare dei più anziani. Ma nessuna nazionale può sopravvivere a lungo all’autogestione e anche il rinnovo di contratto concesso da Tavecchio a Ventura non è stato sufficiente per dargli forza.

Ultimo, ma non ultimo, il programma di avvicinamento alla sfida con la Spagna del 2 settembre. Data infausta tradizionalmente per la nostra nazionale e alla quale Ventura aveva chiesto – venendo respinto con perdite – di arrivare con almeno una giornata di campionato in più nelle gambe. E’ vero che gli altri non lo fanno, soprattutto i latini, ma vista l’inferiorità tecnica e tattica sarebbe stato il caso di prendere davvero in considerazione l’allarme lanciato. Invece nulla.

Una nazionale sopravvalutata nell’Europeo

La verità è che la nazionale non merita il declino cui è stata sottoposto negli ultimi mesi e allo stesso tempo non è quella che nell’estate del 2016 ha fatto sognare di poter vincere l’Europeo. Quella suggestione fu merito del lavoro e del carisma di Antonio Conte, ma fu un’eccezione. Aver pensato di poter protrarre la magia è stato un errore, anche se Ventura non ha colpe per aver scelto di ripartire da lì visto il poco tempo a disposizione e, se vogliamo, nemmeno di esserci tornato alla fine per salvare il salvabile.

Il tema centrale è un altro: il ciclo si è esaurito, qualcosa si intravede ma nessuno ha avuto il coraggio di voltare pagina o, al contrario, di restare sul vecchio usato sicuro. La formula ibrida, per nomi e moduli, ha prodotto un crescendo di confusione che ha azzerato la credibilità dell’allenatore e della squadra. Valutazione d’attualità con qualsiasi esito dello spareggio mondiale e che Ventura sostenga di aver fatto un percorso comunque buono è preoccupante e lo pone in totale antitesi con il sentire di un popolo e di una squadra. La sua.

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