«In Israele abbiamo paura ma siamo più uniti di prima»

In questi giorni in cui la guerra miete vittime in Israele è difficile avere una testimonianza lucida. La voce al telefono è quella di Nadav Hadar Crivelli, considerato tra i più autorevoli conoscitori di Cabala e Metafisica ebraica presenti sul panorama italiano e internazionale. Il suo dolore si sente anche a distanza, ma è un dolore composto probabilmente come quello di tutta la società israeliana. Nadav vive a Gerusalemme e sta bene, ma i suoi figli sono stati chiamati alle armi.

«In Israele sta succedendo una cosa incredibile, e non solo per via della guerra. Si è risvegliato uno spirito di unità mai visto prima, proprio dopo un lungo periodo precedente fatto di divisioni e lotte politiche continue. Di colpo il popolo sta diventando “come persona una con cuore uno».

Lei è molto legato alla sua famiglia e so che spesso vi riunite tutti per lo Shabbat e che nel mese di Tishrey, pieno di festività, vi siete visti spesso. Cosa succede nella sua famiglia in questi giorni di guerra?

«Noi come famiglia stiamo bene. Il figlio maschio è stato richiamato dall’esercito, ed è a Nord di Israele. Mio genero pure. Come famiglia Barukh Hashem».

Quali sono i numeri dei richiami alle armi?

«Il totale dei riservisti richiamati è di 600.000 persone, più i 170.000 dei coscritti di leva. Credo che sia per dissuadere le milizie libanesi e l'Iran da iniziare una guerra contro di noi».

Ha paura per i suoi figli?

«Certo, non dormo più. Ma dobbiamo andare avanti».

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