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Isis, uccisi 15 cristiani rapiti in Siria

L'Isis ha ucciso i primi cristiani rapiti in Siria, nel governatorato di Hassake, al confine Nord-orientale con l'Iraq. L'archimandrita Emanuel Youkhana, che lunedì scorso riferì ad Aiuto alla Chiesa che Soffre del rapimento di oltre cento cristiani-assiri nella regione, oggi ha dato notizia dell'uccisione di 15 ostaggi: "Molti di loro - afferma Youkhana - stavano difendendo i loro villaggi e le loro famiglie". Nel villaggio di Tel Hormidz una donna è stata decapitata, mentre due uomini sono stati uccisi con colpi di arma da fuoco. Per ora non ci sono informazioni circa le esecuzioni subite dalle altre dodici vittime.

Cristiani in fuga dall'Isis

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Rafo Polis, insegnante in pensione, racconta di non aver portato con sé nient'altro che la sua fede, il suo bene più prezioso.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Heleen Dawood, casalinga di Qaraqosh, mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: la sua bibbia.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Una studentessa di Qaraqosh mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: il suo cellulare.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Khidhir Badry, trattorista di Qaraqosh, mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: un'immagina sacra di Gesù e della Vergine.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Annosa Ishaac, infermiera di Qaraqosh , mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: il passaporto.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Nawar Jarjees, falegname di Qaraqosh, ha portato con sé due cose preziose: il suo computer portatile e la sua automobile.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Fatin Atheer, 6 anni, studentessa di Qaraqosh, è fuggita senza poter portare niente con sé. Da allora, non ha mai smesso di chiedere di poter riavere il suo piccolo computer portatile, abbandonato nella fuga. Suo padre è da poco riuscito a trovarne uno dello stesso modello in un mercato della città e a comprarglielo.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Jandark Jibrael, sarta di Qaraqosh, mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: il suo rosario d'oro.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Anwar Nassir, musicista di Qaraqosh, mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: il suo strumento.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Kamil Abdulahad, conciatore in pensione di Qaraqosh, mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: i suoi documenti dell'epoca del servizio militare.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Anas Khaleel, studente e piastrellista di Qaraqosh, mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: il suo smartphone Samsung.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Najeeb Mansoor, fabbro di Qaraqosh, mostra la cosa più preziosa che ha portato con sé: i suoi documenti di identità.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Una donna che ha chiesto di non rivelare il suo nome, casalinga vedova di Qaraqosh, dice che la cosa più preziosa che ha portato con sè è il suo rosario.

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Cristiani in fuga dall'Isis, Erbil, Iraq, 13 dicembre 2014. Shony Franso, casalinga di Qaraqosh , con la sua catenina al collo. Le cose più preziose che ha portato con sé sono i suoi gioielli.


L'archimandrita Youkhana, inoltre, informa che il numero dei rapiti è salito a circa 350. Quasi tutti sono tenuti ostaggio nel villaggio sunnita di Um Al-Masamier. Altre 51 famiglie, "con circa 5 componenti a testa", come riferisce Youkhana, sono state rapite a Tel Shamiram; ma di queste non si conosce la posizione precisa: "Non sappiamo - continua l'Archimandita - dove siano tenute in ostaggio. È probabile che siano stati portati nella regione del Monte Abdul Aziz, controllata dallo Stato Islamico".

Una fonte non confermata riferisce che si prepara, per venerdi' 27 febbraio, un'esecuzione di massa nella Moschea di Bab Alfaraj, villaggio sunnita della zona. Nei 35 villaggi cristiano-assiri non è rimasto più nessuno: coloro che sono riusciti a scappare lo hanno fatto verso la regione di Hassake o verso Qamishli: "Le famiglie sfollate - riferisce l'Archimandita Youkhana - sono 800 ad Hassake e 175 nel Qamishli". Gli sfollati, come riferisce l'archimandrita, hanno bisogno di cibo, acqua, beni di prima necessità, cure mediche e vestiti. Aiuto alla Chiesa che Soffre cerca di garantire a queste persone una vita dignitosa. La somma di 2,3 milioni di euro è stata già stanziata per molte zone della Siria, tra cui i villaggi del Nord-Est sotto attacco. Tali fondi, ottenuti grazie all'impegno dei nostri benefattori (tutti privati, nessun ente pubblico), saranno spesi per queste necessità. (AGI) 

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