Mario Conserva
Green

«L'Ue tolga subito i dazi di import dell'alluminio grezzo»

A causa di problemi logistici e un rallentamento delle esportazioni da parte della Cina, molte aziende italiana ed europee stanno avendo difficoltà nell’approvvigionamento di alluminio primario. Un tema poco affrontato, ma molto importante per il nostro Paese. L’Italia è infatti deficitaria per quanto riguarda l'alluminio primario e deve importarlo pagando un dazio.

L’alluminio, grazie alle sue caratteristiche, è il materiale ideale per accelerare la transizione verso un’economia green. All’interno del Pnrr è previsto un investimento anche per la transizione per la produzione di acciaio verde in Italia. Face (Federazione dei consumatori di alluminio in Europa) tutela e promuove le industrie del downstream dell'alluminio, un settore che in Italia conta quasi un migliaio di imprese dirette, oltre il 90% pmi, per un fatturato vicino a 13 miliardi di euro nel 2019 e che in Europa è secondo solo alla Germania.

Abbiamo affrontato la situazione con il segretario generale di Face, Mario Conserva.

Di cosa si occupa la Federazione?

«Face è stata fondata nel 1999 da trasformatori di alluminio europei indipendenti con l'obiettivo di sostenere gli interessi degli operatori delle trasformazioni e lavorazioni a valle dell’alluminio in Ue. Considerando il drammatico deficit produttivo in Europa dell’alluminio primario, il materiale di partenza per le successive trasformazioni e lavorazioni, Face ha deciso di promuovere una partnership strategica con due regioni extraeuropee produttrici leader mondiali di alluminio primario: la Russia e gli Emirati Arabi.

Vista questa situazione, l'altro obiettivo di Face è quello di eliminare la tariffa daziaria su queste importazioni “obbligate” del metallo grezzo. Una tassa che innalza il livello del costo dell’alluminio in ogni forma per i trasformatori e gli utilizzatori finali in Ue, creando ingiustificabili perdite di competitività rispetto al resto del mondo. Secondo le analisi condotte dall’Università Luiss di Roma nel 2015 e poi nel 2019, l’extracosto del dazio all’import di alluminio grezzo in Europa è stato, nel periodo 2003-2017, oltre 18 miliardi di euro. Per queste ragione, Face richiede da tempo la rimozione delle tariffe di importazione dal 3% al 6% sull'alluminio grezzo: è in gioco il futuro del nostro settore e politici e decisori non possono oggi perdere l'occasione di restituire all’alluminio, in un momento favorevole per lo sviluppo del metallo leggero in ogni applicazione, le occasioni di crescita delle migliaia di piccole e medie aziende».

Perché l’alluminio ha assunto un ruolo così predominante nell’ultimo periodo?

«Con la sua leggerezza, completa riciclabilità, straordinaria combinazione di caratteristiche meccaniche, tecnologiche, di durabilità e di resistenza agli agenti aggressivi, l'alluminio è il materiale ideale per accompagnare e accelerare la transizione verso un'economia realmente verde, pilastro indiscusso per la sopravvivenza del pianeta. L’alluminio e le sue innumerevoli leghe sono i materiali ideali per realizzare i mezzi di trasporto di ogni tipo, le costruzioni, componenti meccanici, gli imballaggi, i mobili, gli elettrodomestici e gli oggetti di design».

Quali sono le difficoltà nell’approvvigionamento? Qual è il ruolo della Cina?

«I rincari record generalizzati di tutte le materie prime di quest'ultimo periodo sono determinati da molti fattori. Per prima cosa, è bene ricordare che in Ue si produce solo il 25% dell'alluminio primario necessario per la domanda interna. In questo contesto, già di per sé complesso, si innestano due importanti questioni. La prima è rappresentata dal ruolo della Cina, leader nella produzione e nell'utilizzo di alluminio. La Cina produce oggi 37 milioni di tonnellate di primario sui 65 milioni di tonnellate a livello mondiale, ne utilizza moltissimo e oggi è già in fase di ripartenza post Covid. Nel ripartire, la Cina sta attuando un cambiamento che riguarda i suoi impianti di produzione di alluminio primario più vecchi, costosi, e inquinanti, trasformandoli nel tempo in impianti più ecosostenibili. Tale decisione strategica fa sì che la Cina oggi non possa utilizzare il 100% dei suoi impianti di alluminio primario e non riesca a soddisfare il suo fabbisogno interno. I Paesi tradizionalmente deficitari di metallo primario, dunque, hanno oggi un grosso problema che si aggiunge a quello del dazio all'import che l'Ue impone sul metallo grezzo. A questo quadro decisamente critico, si aggiungono difficoltà straordinarie collegate agli aspetti logistici: la domanda dei trasporti navali è aumentata ma mancano i container e questo provoca dei rallentamenti generalizzati sulla movimentazione di merci e beni, tempi di fornitura più lunghi e costi triplicati.

Concordate con i dazi imposti dall’Unione Europea?

«Ci sono dazi intelligenti e dazi incomprensibili. La misura europea di provvedimenti antidumping sui alcuni tipi di semilavorati (estrusi e laminati) in alluminio di produzione cinese è corretta e sacrosanta per difendere la competitività del sistema europeo dell’alluminio a valle, cioè trasformazioni e lavorazioni. Dal punto di vista dell’Italia la definirei ottima e, anzi, andava fatta già prima. È invece inconcepibile oggi parlare della persistenza del dazio imposto in altri tempi e condizioni all’import del grezzo. Un dazio dannoso e inefficace a raggiungere l'obiettivo, cioè proteggere l’industria di produzione del primario in Europa. L’eliminazione del dazio sull'alluminio grezzo è una misura semplice, rapida, senza costi, e rientra perfettamente nell’ottica delle misure post Covid proposte dalla Commissione per il rilancio, non danneggia nessuno salvo eliminare sovvenzioni occulte, comunque incoerenti con la politica dell’Ue, a un pugno di aziende».

Parliamo di un tema che sta suscitando molto interesse: l'alluminio green. Cosa pensate del piano di sostenibilità europeo?

«Oggi più che mai si prende atto che non tutto l’alluminio primario ha le stesse caratteristiche e che l’energia impiegata negli smelter per produrlo dall'allumina può essere estremamente diversa da un sito produttivo all’altro in termini di impronta di Co2, a seconda della sorgente energetica, combustibili fossili, energia idroelettrica o nucleare. Grazie al Green Aluminium ottenuto con energie rinnovabili, la nostra industria può dare un contributo importante alla decarbonizzazione dei processi industriali e alla lotta ai cambiamenti climatici, ma è indispensabile soprattutto una netta e coraggiosa presa di posizione dei decisori europei per predisporre gli opportuni strumenti di politica commerciale in modo da agevolare la diffusione in Ue e l'impiego di alluminio verde».

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