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Esclusivo - L'interrogatorio (nullo) di Ingroia a Provenzano

Mentre nicchia ancora sulla decisione di candidarsi o no, ma intanto prende l’aspettativa «cautelare» dal ruolo di magistrato, Antonio Ingroia subisce la peggiore caduta d’immagine professionale della sua carriera. Un suo interrogatorio viene dichiarato nullo da un giudice perché avvenuto in assenza degli avvocati difensori dell’imputato: una botta non da poco, per l’immagine del procuratore aggiunto di Palermo, che il 31 maggio scorso (insieme con il collega Ignazio De Francisci) aveva ascoltato nella prigione di Parma nientemeno che il boss Bernardo Provenzano, già condannato a tre ergastoli e attualmente uno dei 12 imputati a Palermo nel processo sulla presunta trattativa fra Stato e mafia.

Il fatto rischia di riaprire la polemica anche sulla anomala visita in carcere che una settimana prima, il 25 maggio, avevano fatto a Provenzano i due parlamentari Giuseppe Lumia (Pd) e Sonia Alfano (Idv), accompagnati dal penalista messinese Fabio Repici, e dalla quale era scaturito il successivo incontro del boss mafioso con i pm.

Respinto il 17 dicembre dal giudice palermitano Piergiorgio Morosini proprio perché redatto illegittimamente, il verbale firmato da Ingroia e De Francisci contiene 34 pagine di dialoghi, per un’ora d’interrogatorio (dalle 10, 30 alle 11,30), ma è fatto in massima parte di bisbigli inintellegibili, di frasi incomprensibili,  di apparenti vaneggiamenti. Il Corriere della sera lo ha presentato come il coerente rifiuto opposto da Provenzano ai due pm di Palermo, che sette mesi fa gli chiedevano di testimoniare. «Non lo so, non lo so; se u sapissi ci u dicissi» aveva risposto, alla fine, il boss dei boss. In realtà il verbale (che i lettori possono leggere integralmente aprendo l'allegato) lascia intravvedere un recluso quanto meno in stato confusionale, se non totalmente inebetito.

Ottant’anni il prossimo 31 gennaio, Provenzano il 9 maggio ha tentato il suicidio in carcere infilandosi un sacchetto di plastica sulla testa e il 17 dicembre è stato ricoverato d’urgenza in ospedale per una rovinosa caduta in cella, la quarta in un mese: i chirurghi hanno dovuto operarlo per ridurre un ematoma frontale provocato dal trauma e le sue condizioni sono definite critiche. Il giudice Morosini, dal 29 ottobre impegnato nella complessa udienza preliminare del procedimento sulla trattativa, ha incaricato due medici bolognesi, lo psichiatra Renato Ariatti e il neurologo Andrea Stracciari, di accertare se sia realmente capace d’intendere e di volere. La loro risposta arriverà nell’udienza dell’8 gennaio.

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