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September 14 2015
L'Inter si prende tutto in una notte: derby e primato solitario della classifica a punteggio pieno. Non accadeva dal 22 settembre 2010 quando sulla panchina c'era Benitez e in campo la squadra di Mourinho reduce dal Triplete. Un filo spezzato e che si riannoda cinque anni dopo, anche se al momento è solo una suggestione e nulla più perché il lavoro di Mancini è ancora lunghissimo e l'Inter di oggi è un cantiere aperto. Apertissimo.
Il segnale al campionato, però, è partito e non potrà essere ignorato da nessuno: la qualità complessiva dei nerazzurri è seconda a pochi e l'autostima che il gruppo sta acquisendo con le vittorie è la miglior medicina dopo la scorsa stagione in cui il vento soffiava sempre in faccia e mai alle spalle come accade adesso.
Tornano in mente le parole sparse in abbondanza da Mancini nei mesi scorsi circa l'obbligo di pensare in grande, spingendosi fino allo scudetto. Sembrava un'eresia per una squadra arrivata a 32 punti dalla Juventus e in piena depressione, con la società in mezzo al guado e un ambiente distaccato per accumulo di delusioni. Aveva ragione lui e la conferma si trova nel tentativo di scaricare adesso la pressione sugli altri.
"Ci sono tre squadre più attrezzate di noi per vincere il titolo" ha detto il Mancio dopo aver vinto il derby. Ha fatto anche i nomi: "Juventus, Roma e Napoli". In quest'ordine. La classifica dopo 270 minuti dice che i bianconeri sono a 8 punti, i partenopei a 7 e la Roma a 2. Non è una sentenza, ma nemmeno un vantaggio banale.
Il crollo verticale della Juventus ha rimescolato le carte in maniera inaspettata lanciando nella corsa scudetto anche chi non poteva nemmeno immaginare di esservi iscritto. Il calendario ha favorito la mini-fuga interista, ma la fortuna aiuta gli audaci e Mancini lo è stato nel progettare una rivoluzione che gli ha portato in casa un carico di talenti notevole.
Jovetic è un giocatore che in Italia fa la differenza, Kondogbia va a strappi ma ha tecnica e fisicità straripanti e gli altri non hanno ancora espresso il proprio potenziale. Insomma, a differenza di quasi tutta la concorrenza, obbligata a non sbagliare più, l'Inter ha ancora margini di crescita e di errore, quelli che il dirimpettaio Mihajlovic vede venir meno ogni settimana che passa.
Il suo Milan non è uscito male dal derby, ma ha perso e non poteva permetterselo. Ha ritrovato Balotelli e questa è la notizia migliore per tutti. Conte, in tribuna a San Siro, avrà preso nota dei tentativi di Mario di disegnarsi una nuova immagine: cattivo, concentrato e tatticamente disposto al sacrificio. Piccoli segnali di un processo di maturazione che non può non rendere felici tutti. A patto che trovino continuità a conferme.
La 2a giornata in pillole