L'inflazione vista da una console

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1977- La prima console a invadere il mercato è l'Atari 2600. Costa 200 dollari, equivalenti a 796 di oggi: poco meno di quello da sborsare per il televisore a tubo catodico cui attaccarlo.


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1979- L'Intellivision arriva dopo due anni, è il primo videogame che consente di giocare in due ed è anche il più costoso in termini assoluti: 300 dollari tondi, 935 di oggi.


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1982- La Coleco Vision, prima console a memoria esterna registrabile, sbanca il mercato statunitense anche perchè costa circa la metà dei suoi predecessori. Prezzo originale: 175 dollari, 410 dollari odierni.


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1986- Sega Master System, ed è subito febbre da anni Ottanta. La console, la prima a essere prodotta dai giapponesi, costa 200 dollari, 486 odierni.


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1986- Prezzo identico al Master System anche per il NES, primo prodotto della fortunata serie Nintendo. Prezzo originale: 200 dollari, circa 412 tenuto conto della rivalutazione.


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1989- Nonostante l'approccio low cost e il design innovativo che ispirerà molti suoi successori, il Sega Genesis (venduto a 190 dollari, 346 odierni) non sfonda.


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1989- Poco successo anche per la TurboGrafx, la prima console con chip colore a 16 bit, prodotta esclusivamente per il mercato nordamericano. Prezzo originale: 200 dollari, attuale 366.


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1990- Bella, dalle grafiche accattivanti e con cartucce duplicabili. Eppure la Neo Geo, prodotta in Olanda, non riesce a conquistare i giovanissimi. La colpa, probabilmente, è anche del costo eccessivo: 1125 dollari odierni, pari a 650 di 24 anni fa.


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1991- Primo esemplare di SuperNintendo. Venduto a 200 dollari (391 attuali), sbanca il mercato da ambo i lati dell'oceano grazie soprattutto al successo di Super Mario Bros. Resterà in produzione fino al 1999.


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1993- Sulla Atari Jaguar, venduta a un prezzo popolarissimo (250 dollari, meno di 400 al cambio d'oggi) ma inferiore nelle performance ai suoi concorrenti, si infrangono i sogni di resurrezione della casa tedesca. 


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1993- La 3DO, prima console a 32 bit, rappresenta il tentativo della Panasonic di entrare in un mercato sempre più ricco. Non andrà bene, anche a causa di qualche richiamo tecnico e del prezzo decisamente troppo alto (700 dollari, 1095 aggiornati all'inflazione odierna).


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1995- Arriva la regina, destinata a cambiare per sempre il volto dell'home entertainment: la Playstation, prodotta dalla Sony e lanciata a un prezzo abbastanza popolare (300 dollari, 446 di oggi) è uno dei simboli degli anni Novanta, oltre a presentare diverse innovazioni. Ad esempio è la prima console a consentire l'ascolto dei cd audio.


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1995- Il Sega Saturn anticipa di qualche settimana il lancio della Playstation e, come lei, utilizza il cd rom. Costa 400 dollari (595 di oggi), ovvero mediamente 100 in più dei rivali, ma  tiene loro testa per mesi. Uscirà di produzione nel 1999, sostituito dalla Dreamcast.


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1996- Il Nintendo 64, prima console a 64 bit, è superiore alla prima Playstation per le grafiche ma commercializzato allo stesso prezzo (200 dollari, 289 al cambio attuale) sui principali mercati, riuscendo a far vendere alla casa nipponica oltre 30 milioni di pezzi in tre anni.


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1999- La Dreamcast, ultimo prodotto di casa Sega, grazie al prezzo accattivante (200 dollari dell'epoca, 272 attuali) e ad alcune innovazioni come l'acquisto e il gioco on line di Sega Service, precursore dei vari PlayStation Store e XBox live, arriva a vendere un milione di pezzi al mese ma non basta a salvare i conti della casa produttrice, che ne annuncia l'uscita di produzione nel 2002.


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2000- Arriva la "Venere nera", altro crackdown del mercato. La Playstation 2 alza il target price rispetto ai predecessori (300 dollari di inizio millennio, 395 odierni), ma grazie anche alla funzione Dvd e alla saga GTA, cesserà la produzione soltanto a fine 2012, dopo aver venduto oltre 70 milioni di pezzi nel mondo. 


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2001- Xbox. Con un anno di ritardo rispetto alla Ps2, arriva sul mercato l'altro hardware destinato a spaccare in due il mercato dei videogame: la XBox, venduta a 300 dollari (389 attuali) segna l'ingresso di Microsoft nel segmento e una ulteriore "computerizzazione" delle console, anche se il boom di vendite arriverà solo con la successiva X360.


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2001- Arriva il Gamecube, vivace e accattivante ma che nonostante sia proposto a un costo inferiore ai competitor (200 dollari, corrispondenti a 259 odierni) non raggiungerà mai le loro quote di mercato.


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2005- La Xbox 360 è la prima ad adottare la tecnologia HD contendendo alla Ps3 lo scettro delle vendite nella seconda metà degli anni Duemila. Prezzo originale 300 dollari, 348 teorici di oggi: ma la consolle si trova oggi in circolazione a meno di 200 euro)


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2005- Playstation 3. Prezzo originale: 500 dollari, che fanno 567 aggiornati all'inflazione odierna. Un costo importante (oggi praticamente dimezzato per via dell'uscita della Ps4), che non a caso torna a far oscillare la leadership di mercato verso Microsoft.


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2006- L'ultimo bestseller di cui ci occupiamo è la Nintendo Wii. Prezzo originale: si tratta della console più venduta tra quelle di nuova generazione, grazie al target familiare e a un'efficace politica di prezzo: la Wii va in commercio a 250 dollari, 284 di oggi, cioè meno del suo predecessore GameCube, nonostante le molte innovazioni tecnico-grafiche.


Scordatevi il BigMac Index, lo strumento attraverso il quale gli analisti di tutto il mondo determinano la portata reale dell'inflazione esaminando il prezzo di vendita dell'hamburger più popolare del pianeta. Negli Stati Uniti qualcuno ha pensato di utilizzare un parametro molto più affascinante, anche se ugualmente identificativo di almeno due generazioni di consumatori occidentali: il costo delle console. L'idea è venuta al sito TechCrunch, che ha provato a calcolare quanto costerebbero oggi i videogiochi più diffusi del recente passato. Con qualche sorpresa: i prezzi dei primi, rudimentali home game systems di Nintendo e Intellivision, ricalcolati al netto dell'inflazione, costavano in proporzione molto di più dei loro scintillanti emuli odierni. Se l'elettronica vintage ha un suo mercato, del resto, ci sarà un perché.

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