Berlusconi e Bersani: trattativa ancora aperta

Spiazza tutti sugli gli orari, non alle 18 o alle 19 o ancora alle 20,30, in Transatlantico erano aperte scommesse. L'incontro tra Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani  si è svolto poco dopo le cinque della sera ed è terminato un'ora dopo. Alla Camera dei deputati, probabilmente in uno degli uffici dei questori, che stanno sul lato di Via dell'Impresa, la piccola strada tra Palazzo Montecitorio e Palazzo Chigi.

Come è andato? Stando ai comunicati ufficiali sarebbe solo l'inizio, come dice il vicesegretario del Pd Enrico Letta e altri incontri ci dovrebbero essere, come dice il segretario del Pdl Angelino Alfano. Secondo parlamentari pdl, che parlano sotto anonimato, non sarebbe andato bene: "Bersani insiste e vuole portare Romano Prodi al Colle". Alfano non a  caso sottolinea che il capo dello Stato deve essere di tutta la nazione e  quantomeno non ostile al Pdl.  Intanto, gira in ambienti vicini al Pd, il seguente scenario su un possibile accordo di questa natura: "Giuliano Amato capo dello Stato e Bersani premier di un governo che in qualche  modo il Pdl potrebbe far nascere, ma che sarebbe  di fatto nelle mani del Cav, libero di staccare la spina quando vuole...". Con un appoggio esterno?

"No- dice un deputato sotto anonimato - quello ci potrebbe essere se passasse un altro scenario e ticket: Massimo D'Alema al Colle e Mario Monti a Palazzo Chigi. se vogliamo il bene dell'Italia questa sarebbe l'ipotesi migliore". Già, sarebbe, perché ormai, Bersani, pur eroso dalla potente  onda di contestazione che gli viene da dentro il partito, capitanata da Matteo Renzi,di fatto appoggiato dai dioscuri Massimo D'Alema e Walter Veltroni, lotta per mantenere il più possibile il punto. E cioè: niente larghe intese con il Cav. E in nome di questo il massimo che potrebbe concedere è una candidatura al Colle non sgradita al Pdl come quella di Amato. Ostica sarebbe per Bersani quella di D'Alema, rottamato in parlamento di fatto dal segretario del Pd. Bersani è talmente tenace nella sua posizione identica da quaranta giorni che, secondo alcuni preferirebbe "un accordicchio che di fatto metterebbe il suo governo ognivolta nelle mani di Berlusconi con uscite dall'aula o non si sa quale altra diavoleria". Poi, c'è la carta della donna per il Colle lanciata stamattina dal segretario Pd.

Il nome più accreditato in queste ore sembra essere quello del ministro della Giustizia Paola Severino, che potrebbe essere tranquillamente eletta con i voti del centrosinistra e di Monti. Già, ma resta sempre il nodo governo. E l'appello inascoltato del Capo dello Stato per un governo di larghe intese. Perché sembra evidente che Giorgio Napolitano alludesse al governo Pd-Pdl e non a quello Pd e forse Cinquestelle ( come ha un po' irritualmente intrerpretato Bersani) quando ha parlato del governo di minoranza che fece Andreotti nel '76, con la Dc che si sorresse sulla non sfiducia del Pci. Sul capo dello Stato Umberto Bossi a Panorama.it dice: "Serve una figura di garanzia che unisca e non divida. Una figura media". Franco Marini? Il Senatùr non si mostra contrario. Chi l'avrebbe mai detto? Un tempo lo avrebbe bollato come "un democristo".

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