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Il Papa e i gay: guai a "buttarla in politica"

Dal «chi sono io per giudicare un omosessuale» ella condanna senza appello della «teoria del gender». Dalla discussione nel Sinodo dei vescovi di ottobre sulle «coppie gay» alla condanna del voto del referendum irlandese, «sconfitta dell’umanità», secondo le parole del Segretario di Stato, Pietro Parolin. Il pontefice e i vertici della Chiesa offrono di schizofrenia? Niente di tutto questo. Papa Francesco fa una netta distinzione tra il magistero, che resta immutabile (il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna, secondo la legge naturale) e la pastorale, cioè l’accompagnamento di ogni persona seconda la propria storia e l’accoglienza di tutti nella Chiesa.

Attenti ai "cortocircuiti"
Soprattutto la Chiesa del Papa argentino non vuole cortocircuiti politici. Per questo respinge qualsiasi ideologizzazione o strumentalizzazione a fini politici di tematiche delicate come quella degli omosessuali. Il tema non è chiuso. Verrà riaperto nel corso del prossimo Sinodo dei vescovi in programma a ottobre ma quello che il pontefice farà prevalere sarà sempre l’approccio pastorale. A costo anche di dividere gli episcopati. Ma senza fughe in avanti.

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