I super ricchi? Vivono in un'economia parallela. Dove la crisi non esiste

In tempi di crisi si riaccende regolarmente il dibattito su se sia giusto che i ricchi e i super ricchi possano continuare godersi i loro invidiatissimi privilegi o se debbano essere proprio loro a fare il primo passo per rilanciare la crescita economica pagando più tasse e continuando ad acquistare beni di consumo, appartamenti o accessori i cui prezzi una grossa fetta di "persone normali" non può nemmeno permettersi di pronunciare.

Alcuni economisti, però, ritengono che non ci sia nulla di male nel fatto che i super ricchi si siano creati nel tempo una sorta di loro "economia ombra" e continuino ad alimentarla. Certo, a noi può sembrare strano sapere che mentre Bentley e Ferrari da duecentomila dollari vanno a ruba, Mercedes e Bmw a metà prezzo restino invendute. O che non ci sia mercato per orecchini da cinquemila dollari ma sia impossibile acquistare bracciali d'oro da 58mila perché perennemente esauriti.

Eppure, numerosi analisti sostengono da sempre che la crescita economica sia trainata (e consumata) dallo 0,1% di super ricchi. Le cui abitudini, piaccia o no, non influiscono nè alterano più di tanto lo stile di vita e la quotidianità delle persone che rientrano nella categoria dei "normali". Quindi tanto vale tollerarle e sfruttarne gli effetti positivi sulla crescita.

Più divertente (per noi normali) è invece il confronto tra ricchi e super ricchi. Pare in fatti che le differenze risultino particolarmente fastidiose...per chi fa parte della categoria. The Atlantic lo rappresenta graficamente alloggiado virtualmente i paperoni di tutto il mondo nei lussuosi appartamenti del grattacielo più alto del pianeta, il Burj Khalifa di Dubai.

Quello di The Atlantic è un "istogramma" senza dubbio originale, che spiega con una chiarezza disarmante l'enorme diseguaglianza che caratterizza i redditi dei miliardari. È dalla fine degli anni '70 che il capitale accumulato dallo 0,1% dei super ricchi li allontana sempre di più dal livello medio di reddito dell'1% dei più ricchi.

Tuttavia, il grafico che alloggia i paperoni ai diversi piani del Burj Khalifa mostra che il numero di persone a cui può essere garantito l'accesso all'attico del 160esimo piano varia "in maniera relativa". Perché se in questa ricostruzione della realtà si aggiungono quei personaggi che riescono a spiccare anche tra lo 0,01% dei miliardari, allora anche il Burj Khafila diventa inaccessibile per (quasi) tutti. Anche per Mitt Romney se l'ultimo piano viene messo a disposizione di Mark Zuckerberg. Con buona pace delle persone normali. Che, a queste condizioni, non possono sperare di occupare nemmeno le fondamenta del grattacielo più alto del mondo. Per quanto profonde queste possano essere.

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