Iniziative radicali contro l'abuso della custodia cautelare

Dura iniziativa del partito radicale contro l’emergenza carceri. I tecnici giuridici del partito stanno preparando un documento che sarà presentato al prossimo comitato di ministri del Consiglio d’Europa, e intendono avviare una serie di iniziative per l’attivazione di meccanismi giuridici interni, a partire dalla richiesta di messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano perché, spiega Alessandro Gerardi, avvocato e dirigente radicale, "il capo dello Stato non richiama il legislatore ai propri obblighi di fronte alla totale illegalità in cui versa il sistema giudiziario e penitenziario".

Gerardi annuncia altre due iniziative legali, nei confronti dei magistrati di sorveglianza e dei Gip, i giudici per le indagini preliminari. Sui magistrati di sorveglianza, quelli che hanno compiti di controllo in materia di detenzione carceraria, Gerardi ricorda che “l’ordinamento penitenziario assegna poche ma importanti funzioni al magistrato di sorveglianza”, tra cui “quello di vigilare sulla organizzazione degli istituti di prevenzione e pena anche al fine di assicurare che la custodia degli imputati e dei condannati sia attuata in conformità con leggi e regolamenti”.

Eppure non è raro, anzi capita spessissimo che i detenuti non abbiano mai neppure visto una volta in faccia il magistrato di sorveglianza competente. “Troppo spesso” aggiunge Gerardi “costui non si reca da loro nemmeno per i colloqui richiesti, e non evade le istanze che gli vengono rivolte”. L’iniziativa, in questo caso, è quella di ipotizzare una diffida ad agire e, in caso di inadempienza, avviare azioni legali contro i magistrati di sorveglianza che non svolgano il loro ruolo.

Sui Gip, invece, Gerardi sottolinea un dato sconfortante: “Il 42 per cento dei 68 mila detenuti italiani è in attesa di giudizio”. È un dato abnorme, una percentuale che non ha eguali nel panorama europeo. E Gerardi annuncia un’iniziativa senza precedenti: “Sono i Gip ad emettere le ordinanze che dispongono la custodia cautelare in carcere. Per questo abbiamo deciso di inviare una diffida a tutti i capi degli uffici Gip: non si ricorra al carcere come misura cautelare estrema ogni qual volta non si sia in grado di garantire al destinatario del provvedimento un trattamento carcerario giusto, conforme a principi e leggi. In caso contrario, alla diffida seguirà la relativa denuncia presso le Procure della Repubblica”.

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