I ghiacci si sciolgono e il prezzo del cibo s'infiamma

Due immagini raccontano meglio di qualsiasi parola questa caldissima estate. La prima catturata dal satellite mostra la Groenlandia coperta da una coltre bianca l’8 luglio e completamente “rosa”, quattro giorni dopo.

Il ghiaccio se ne era andato, sciolto. Il 97 per cento della coltre gelata sparita a una rapidità che ha fatto dire agli scienziati della Nasa: "Pensavamo che il satellite si fosse sbagliato”.

L’altra immagine è quella delle piante di mais stremate del Midwest americano. Abbattute e prosciugate dalla peggiore siccità dai tempi della dust bowl, negli anni Trenta, quando la terra si sfarinò e le praterie americane e canadesi furono spazzate da tempeste di polvere.

Il dipartimento dell’agricoltura ha messo in guardia, la mancanza di pioggia comprometterà il raccolto di mais e soia spingendo in alto i prezzi del cibo negli Stati Uniti. In cinque settimane il prezzo del mais è cresciuto negli Usa del 55 per cento. L’anno prossimo si attendono incrementi tra il 4 e il 5 per cento nel prezzo della carne, tra il 3,5 e il 4,5 per cento in quello per uova e derivati del latte.

Gli Usa sono il principale produttore al mondo di granoturco per l’alimentazione animale e i futures sul mais e la soia hanno già raggiunto livelli record alla borsa di Chicago. C’è chi ha evocato lo spettro del 2008, quando la fiammata dei prezzi dei cereali e del petrolio provocò in rivolte in oltre trenta Paesi. La Fao tenta di tranquillizzare gli animi sottolineando che a differenza di 4 anni fa c’è una maggior disponibilità di grano e riso, alimenti di base in molti Paesi poveri.

La siccità, tuttavia, colpisce aldilà degli Stati Uniti. In India il governo si prepara ad affrontare quella che appare la stagione del monsone più secca degli ultimi 40 anni, con la prospettiva di un rialzo sensibile nei prezzi dei legumi e dei semi da olio, prodotti di base nella cucina del subcontinente. Ma l’India è già costretta a combattere con un’inflazione altissima che rende il prezzo del cibo spesso inaccessibile ai 400 milioni di abitanti che vivono al di sotto della soglia di povertà.

Nel Sahel circa 8 milioni di persone rischiano la fame a causa di una siccità o scarsità di piogge che durano da cinque anni. Ad aggravare la situazione sono anche i conflitti, dal Mali, alla Costa d’Avorio che hanno spinto 200 mila persone ad abbandonare le proprie case, i campi e i pascoli. L’allerta è già scattato nel nord del Kenya.

"Benvenuti nella nuova geopolitica della scarsità di cibo” ha affermato Lester Brown, fondatore dell’Earth Policy Institute , dalle colonne del Guardian . “ Il mondo è in seria difficoltà sul fronte alimentare, ma non ci sono segnali che i leader politici abbiano colto la vastità di quanto sta accando. I recenti progressi nella riduzione della fame sono stati travolti. Il tempo sta finendo e siamo vicini a una crisi dei prezzi alimentari, rivolte per il pane e instabilità politica più grave di quanti molti immaginano”.

Probabilmente per i ghiacci della Groenlandia si può dire qualcosa di molto simile.

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