Grecia crisi bandiera UE bruciata
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Grecia: cosa può accadere dopo la vittoria del "No"

Pier Virgilio Dastoli è stato assistente parlamentare di Altiero Spinelli alla Camera dei Deputati ed al Parlamento europeo dal 1977 al 1986. In quei dieci anni,  al fianco di uno dei Grandi Padri dell'Europa, Dastoli ha respirato e coltivato ogni giorno quell'idea di unione che il Vecchio Continente non è ancora riuscita a realizzare se non solo attraverso, l'unione monetaria,  l'euro. Lo abbiamo intervistato prima di conoscere il risultato del referendum.

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5 luglio 2015. La Grecia viene chiamata alle urne in uno storico referendum voluto dal primo ministro Alexis Tsipras e dal suo muscolare ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, sul piano di salvataggio dei creditori. Vince il NO, con il 61% dei voti. Le banche elleniche rimangono chiuse per sei giorni. Nella foto, manifesti della campagna per il referendum ad Atene.
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Campagna per il Sì ad Atene, 30 luglio 2015
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A Greek orthodox priest walks past a shop in downton Athens on July 3, 2015, as Greece was officially declared in default on July 3, injecting even more urgency into a make-or-break weekend referendum that new polls suggested was too close to call.
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Campagna per il referendum ad Atene, 2 luglio 2015
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Atene, 2 luglio 2015. Un manifestante brucia la bandiera dell'Unione Europea di fronte alle sedi della Commissione Europea nella capitale greca.
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29 giugno 2015. La Grecia non paga la tranche di 1.5 miliardi di euro al Fondo Monetario Internazionale. I creditori scendono sul piede di guerra rifiutando di pagare un ulteriore prestito ad Atene, che è costretta a chiudere le banche per sei giorni. Il denaro, che non era già stato ritirato e portato all'estero, viene razionato progressivamente. Alexis Tsipras convoca un referendum popolare per mettere al voto il piano di salvataggio proposto. Nella foto, un uomo in lacrime fuori dalla filiale di una banca.
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Atene, 3 luglio 2015. Un manifesto per il NO (OXI) al referendum sovrapposto a uno per il Sì (NAI) , lungo una strada della capitale.
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Atene, 3 luglio 2015. La scritta OXI (NO in greco) sovrapposta a un manifesto per il Sì (NAI) esposto a una fermata dell'autobus, lungo una strada della capitale.
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Atene, 3 luglio 2015. Adesivi per il NO al referendum (Oxi in greco) attaccati sulla facciata della Banca di Grecia.
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ANSA/ GIUSEPPE LAMI
Nichi Vendola (s), Pippo Civati, Stefano Fassina (in piedi) e Franco Giordno durante la conferenza stampa di presentazione della campagna di solidarietà con Syryza e per la libera scelta del popolo greco "Cambia la Grecia cambia l'Europa", Roma, 16 gennaio 2015.
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Pensionati greci non in possesso di una carta Bancomat in coda all'ingresso di una banca per prelevare parte delle pensioni, Atene, 1 luglio 2015
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Atene, Grecia, 30 giugno 2015. I sostenitorì del Sì al referendum in Piazza Syntagma.
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La manifestazione a favore dell'euro e per il "Sì" al referendum del 5 luglio, Atene, 30 giugno 2015


Federalista convinto (gli Stati Uniti d'Europa), l'attuale presidente del Movimento Europeo In italia, osserva con sguardo laico, ma anche con una forte partecipazione e un discreto dolore a ciò che sta accadendo in questi giorni in cui, come lui stesso dice, assistiamo allo scontro tra due visioni politiche differenti: quella della Commissione, della banca Centrale e del Fondo Monetario Internazionale e quello del goevrno greco di Alexis Tsipras.

Senta, Il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker ha detto che se vince il No, la Grecia è fuori dall'Europa. E'vero?

"Non penso proprio che la Grecia possa uscire dall'Europa. Il Trattato non prevede che un paese possa essere espulso dall'Unione, né prevede che possa essere cacciato fuori dall'Euro. Prevede solo che un paese decida di lasciare l'Unione, ma dopo procedure complicatissime. Quindi in caso di vittoria del No al referendum di domenica, la Grecia non sarebbe fuori dall'Europa o dall'Euro. Ci troveremmo invece in una situazione in cui un paese membro dell'Unione non sarebbe in grado di pagare il debito contratto per superare il difficile momento economico. Bisognerà quindi gestire questa nuova situazione (in realtà, abbiamo avuto il caso simile di Cipro in passato).

Ma allora  perché a Bruxelles continuano a dire che la posta in gioco è la presenza della Grecia in Europa?

"Beh..è una potente arma di ricatto nei confronti dei cittadini greci.. Cercano di convincerli del fatto che se non accettano il piano proposto dall'Europa, andranno fuori dall'Unione. Ma, secondo me, è pura propaganda politica. Tutti quanti sanno che la maggior parte dei greci non vuole uscire dall'Euro. Mi ha fatto impressione la dichiarazione del presidente del Parlamento Europeo, Martin Schultz, che è entrato a gamba tesa nel dibattito interno dicendo ai greci: votate Si al piano dei creditori perchè è l'unico a garantire lo sviluppo del paese. Questa è una vera e propria ingerenza."

Quindi, se vincerà il No, la Grecia non uscirà dall'Europa. Ma allora cosa accadrà? 

"Se vincerà il No si dovrà riaprire il negoziato con i creditori per cercare un nuovo accordo. O i creditori dovranno prendere atto che Atene non è in grado di pagare il debito. Se dovesse vincere il Si, invece, le conseguenze politiche sarebbero tutte interne. Alexis Tsipras dovrebbe dimettersi e si andrebbe a nuove elezioni politiche. Con il rischio che in quel caso possa vincere il partito di estrema destra, Alba Dorata".

Quali sarebbero le conseguenze economiche di una vittoria del No? La Grecia andrebbe in default?

"La Grecia non è già in grado di onorare l'ultima tranche del debito contratto con il Fondo Monetario Internazionale, un miliardo e 600 milioni di euro da pagare entro oggi. Quindi entra in default per questa parte del debito.  Ma è lo stato greco a entrare in default per quella cifra. Le banche private non vengono toccate da tutto questo".

Ma questo default per i cittadini greci cosa signifca? E per noi italiani?

"Per noi, come per altri paesi europei, vorrebbe dire che non rientreranno nelle nostre casse, i soldi che abbiamo prestato alla Grecia. Il ministro dell'economia Padoan ha già fatto sapere che questa è una situazione che il governo italiano ha già previsto e che quindi non avrebbe ripercussioni sul debito publbico dell'Italia. Per i greci,. questo default non dovrebbe avere conseguenze immediate perché il governo greco ha affermato che può continuare a pagare gli stipendi ai dipedenti statali e le pensioni.  Il problema sarà per i mercati, dove c'è il rischio di instabilità".

Ma perché c'è tanta paura nei mercati internazionali  per una vittoria del No?

"Perché sono condizionati dalle posizioni politiche di chi dice che con la vittoria del No, le Grecia sarebbe fuori dall'Euro.  I toni drammatici usati da alcuni esponenti politici a Bruxelles e in Europa hanno creato panico nelle borse. La cosa che mi preoccupa di più è l'instabilità politica che si potrebbe creare in Grecia. Il fatto che Alba Dorata abbia votato per tenere il referendum è un forte campanello d'allarme. Se si va a nuove elezioni ad Atene,  rischiano di vincere. Penso che in Europa non ci si renda conto del grande rischio della crescita dei partiti nazionalisti e populisti anti Unione."

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