La scaramanzia di Gramellini: 'Il derby Juve-Toro? Vinceranno 3 a 0'

Nostalgia di quando il derby era il derby, e il derby di Torino era il  più importante d’Italia. Nostalgia, forse, di quando eravamo giovani o bambini. «Sì, c’è anche quello, ma li vincevamo sempre noi» sfotte al telefono Massimo Gramellini, vicedirettore della Stampa, al quale - se chiedi un ricordo dei big match Juve- Toro che furono  - risponde snocciolando aneddoti tenuti insieme da una passione calcistica che è un mistero della fede. «Si fa fatica a crederlo ma Torino è rimasta una città granata. Anche sui banchi di scuola. È quasi un miracolo se pensiamo che, negli ultimi diciassette anni, non ne abbiamo vinto mezzo, di derby e siamo stati quasi più in B che in A…».

Il derby più bello.
Il primo, con mio padre, quello che non si scorda mai.  Un 4-0 con tripletta dell’oriundo Nestor Combin e goal finale di Carelli, il numero sette, la maglia di Meroni. Alla fine piangevano tutti, anche gli juventini. Tutti a gridare Gigi, Gigi. Era la domenica dopo la morte della nostra farfalla.  

Il 3-2 contro la Juve di Platinì …
Incredibile. Da 0-2 a 3-2 in tre minuti. Segnarono Bonesso, Dossena e Torrisi. Non ne vidi mezzo, di goal. Ero sepolto dalle persone. Pensa: il Toro di Bonesso e Van de Korput - ribattezzato dai gobbi la dolce Euchessina - che batteva, e in quel modo, la Juve più forte di tutti i tempi. Che goduria.

Anche il 3-3 della buca di Maspero ci ha fatto godere.
Quel tiro di Salas dagli undici metri, all’ultimo minuto, lo stanno ancora ricercando i satelliti. Quella però per me fu un‘emozione mediata. Forte ma mediata: lo stavo ascoltando alla radio.  

Noi granata viviamo di ricordi. Per trovare una gioia bisogna scavare nella memoria.
L’ultimo derby lo abbiamo vinto diciassette anni fa. Ci sono ragazzini che non hanno mai visto vincere un derby. Ma continuano a tifare Toro. Pazzesco. C’è qualcosa di magico in tutto questo.

Il nostalgismo, la malattia senile dei tifosi granata.
I derby di una volta erano diversi, ma forse eravamo diversi noi. Ricordo l’emozione assoluta quando dal tunnel degli spogliatoi uscivano Sala e Furino. In Maratona ci mettevamo cinque minuti a capire qualcosa, anche solo a mettere a fuoco le maglie.

I derby di ieri, antidoto per dimenticare il derby di domenica.
Questo è il primo derby che si gioca in due stadi diversi. Sarà uno stadio tutto bianconero con pochi tifosi granata. Che tristezza. Ormai non è più il derby delle curve. Ne ricordo uno, nei primi anni 80, quando in Maratona diedero ordine ai tifosi di stare zitti fino all’uscita dei giocatori dal tunnel. All’ultimo secondo, quando venne fuori il capitano, spuntò un gabinetto con sopra un enorme zebra di polistirolo. Che fantasia.

Speranze per domenica?
Nessuna. Abbiamo già perso. Sono più forti. Ce ne faranno tre. Quasi quasi rinunciamo a giocare (ride ndr).

Chi temi di più?
Giovinco, una faccia da gobbo, persino più di Marchisio.

Non abbiamo speranze. Dopo il furti arbitrali subiti a Roma e contro la Fiorentina, l’arbitro ci giocherà contro.
Dici che non c’è due senza tre?  Se all’arbitro venisse in mente di compensare il  mezzo furto subito  dalla Juve domenica scorsa, vorrei ricordargli che noi a Roma abbiamo subito una rapina a mano armata con il passamontagna.

Dacci un refolo di speranza.
Tutto complotta contro di noi. La Juve è arrabbiata per domenica scorsa. Giocheremo in uno stadio tutto bianconero. Abbiamo l’infrasettimanale di Coppa Italia. Sta qui la mia speranza. Che quando tutto gioca contro di noi  riusciamo a rialzarci: che so, un goal di Bianchi al novantesimo su calcio d’angolo.

Che aria c’è a Torino?
Piove. Ma sai che cosa manca veramente? Gli sfottò e le battute che, prima del derby, si scambiavano i tifosi per tutta la settimana. D’accordo, sono i cugini da battere, ma adesso c’è troppa rabbia, troppo risentimento, poca allegria. Nel derby come nel mondo del calcio.

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