Tecnologia
September 04 2018
Era il 4 settembre del 1998 e dopo qualche esperimento nel garage di Susan Wojcicki, Sergey Brin e Larry Page registrano la società Google Inc. Il settembre prima avevano registrato google.com, un motore di ricerca pensato per restituire in maniera visuale tutto quanto pubblicato online, mostrando link corrispondenti alle parole chiave digitate.
Eppure il progetto originale era di chiamare il servizio in altro modo Googol. Si, non avete letto male, Googol, un omaggio al matematico Edward Kasner che aveva coniato il termine per indicare una cifra composta da un solo numero 1 e poi 100 zeri; gli stessi che, a livello immaginario, indicano le pagine con i risultati evidenziati dal motore web.
Non è possibile dire a chi si deve il cambio ma tant’è, sempre meglio di un espressione che rimanda più a un artista russo che a una piattaforma globale.
Oggi chi naviga in rete lo fa, 9 volte su 10, googlando qualcosa. Dal garage negli States all’apice dell’imprenditoria, il passo è stato fin troppo breve. Nel 2018 Google, entrata a far parte di Alphabet, gestisce tutto ciò che passa per internet, non solo ricerche ma pure email, mappe, video streaming e shopping. Resta ancora in piedi un clamoroso flop, Google+, e questo è un mistero.
Eppure l’affermazione di Google, quale strumento di visibilità e accessibilità al sapere telematico del mondo, si deve a un’idea precedente, frutto dell’ingegno di Brin e Page. Si tratta di BackRub, un software che restituiva un elenco delle pagine relative a un termine di ricerca basandosi non sul numero di volte che questo appariva indistintamente su internet ma all’importante che tale parola assumeva nei siti analizzati, considerando anche le sottopagine e i sottodomini.
Insomma, qualcosa a cui all’epoca nessuno aveva dato importanza. E invece a 20 anni di distanza è proprio Google a decidere quali e quanti website sono rilevanti per chiavi specifiche, lavorando costantemente sull’algoritmo che ordina i flussi, cercando di essere i più democratici possibile.
Per ripercorrere la storia di Google servirebbero forse altri 20 anni ma ci sono momenti peculiari, puntelli ben fissi, che spiegano quanto lungimirante sia stato il lavoro dei fondatori nel trasformare una semplice web agency in una macchina produttiva senza precedenti.
Esattamente dieci anni dopo la registrazione del famoso dominio, Google rilascia la prima versione di Android (era il 23 settembre 2008), il sistema operativo per smartphone più diffuso al mondo (gli ultimi dati raccontano di un 85% di tutti i telefonini attivi).
Partito come esperimento, Android si è evoluto in Chrome OS sui Chromebook e ha invaso, seppur in maniera limitata, KaiOS, il software di base dei cellulari non-intelligenti, come quelli per i senior a marchio Doro. In questo modo, Google rivoluziona il concetto stesso di mobilità, alzando leggermente il livello degli entry-level senza tagliare fuori dalla connettività sociale il pubblico dei meno esigenti.
Insomma, parlare di Google non è solo voltarsi indietro e rileggere la storia delle ricerche ma è indubbio che il consolidamento del marchio sia arrivato in questo modo. E il cambiamento dell’industria culturale digitale, anche in Italia, si può evincere proprio da cosa abbiamo googlato sin dal 2005, da quando cioè la compagnia ha cominciato a seguire i trend e le curiosità che più di altre hanno soddisfatto la voglia di sapere di noi tutti. Eccoli elencati i tre termini più cercati anno per anno.