Gli italiani vogliono l'abolizione delle regioni a statuto speciale

Nelle more delle riforme annunciate da Renzi ve ne sono alcune che riguardano gli enti territoriali della Repubblica. Ad esempio, una nuova revisione del Titolo V della Costituzione sulla potestà legislativa esercitata dallo Stato e dalle Regioni. Ma su questo tema il Governo non pare voler affrontare una questione che invece per italiani è parecchio importante. Si tratta dell'abolizione delle Regioni a Statuto Speciale e dell'equiparazione delle stesse con le altre.  Le regioni autonome furono previste in Costituzione alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Perché? Un po' per tutelare le minoranze linguistiche e per contenere certe spinte autonomistiche, ma soprattutto perché l'Italia, paese sconfitto, temeva per l'integrità del proprio territorio. A ragione, solo garantendo l'autonomia a certe aree, riuscì a mettere gli americani dalla propria parte e porsi al riparo dagli appetiti di Francia, Austria, Jugoslavia oltre che dagli Stati Uniti stessi. Oggi che tutto questo è superato, gli italiani si chiedono che senso abbia che il Trentino-Alto Adige (1.000.000 di abitanti) disponga di un budget che corrisponde a quello della Regione Veneto, con 4,8 milioni di abitanti o che il parlamento regionale siciliano costi cinque vote più di quello della Lombardia. 

Più dei due terzi degli italiani, il 68%, vuole l'equiparazione dei regimi di Friuli, Sardegna, Sicilia, Trentino o Valle d'Aosta, a quello delle restanti quindici. Naturalmente vi è una sostanziale differenza di vedute tra chi risiede nelle cinque regioni "imputate" piuttosto che nelle altre. Nel primo caso, gli "abolitori" sono solo il 42%, nel secondo, invece, arrivano al 74% (tre su quattro).  Politicamente c'è una maggior spinta alla soppressione degli statuti speciali nel centrodestra. I partiti di quell'area sono in media al 75%, con la sola, notevole, eccezione dell'Ncd che segna solo il 52%.

I Grillini ed il centrosinistra fluttuano attorno allo standard nazionale. Un altro voto basso, numericamente più importante di quello degli Alfaniani, è quello degli "antipolitici", ovvero di chi non va a votare: non supera il 57%. In ogni caso, maggioranza.

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