Tocca alla Meloni governare parlando con Draghi e l'Europa

Dove va l’Italia? Tutto come previsto, si potrebbe sentenziare. Le elezioni politiche certificano uno spostamento a destra del paese. I sondaggi vengono concretizzati dal voto, soprattutto nei risultati delle coalizioni. La sinistra divisa perde, il Movimento 5 Stelle con la sua piattaforma socio-assistenzialista recupera voti (15%), il centrodestra raggiunge la maggioranza assoluta nelle due camere e governerà. Tre sono i punti fondamentali di questa elezione: la capacità di Fratelli d’Italia di succhiare l’elettorato di destra alla Lega, che precipita al 9%, mostrando i vasi comunicanti all’interno del centrodestra e la difficoltà di mantenere il consenso al governo per Salvini; la trasformazione del Movimento 5 Stelle in una forza populista di sinistra, capace di drenare voti al Pd, a trazione meridionalista; la crescita nei consensi dell’unico partito che si è opposto alla maggioranza di unità nazionale, Fratelli d’Italia, e del partito che ha innescato la crisi del governo Draghi, il Movimento 5 Stelle. Ennesimo segno, quest’ultimo, di una spaccatura sempre evidente tra paese legale e paese reale: da un lato Draghi al massimo della popolarità nazionale e del prestigio internazionale e dall’altro il successo dei partiti più scettici verso il suo esecutivo. La campagna elettorale ha mostrato ancora una volta le priorità degli italiani: credibilità della leadership, economia, sicurezza. Non il pericolo fascista, non i diritti civili, non l’Agenda Draghi (il disegno delle riforme lasciate in eredità dal Presidente) hanno fatto breccia nei processi di mobilitazione di gran parte dell’elettorato.

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Veniamo ora al governo di centrodestra che verrà.

Molti profetizzano una breve durata del futuro governo a causa delle differenze tra le forze politiche del centrodestra. Politica estera, rapporti europei, politica fiscale sono sicuramente dei punti di attrito, sensibili a scintille tra alleati. Tuttavia, sulla eventuale durata del governo peseranno altri fattori. I destini personali dei leader, quello politico di Salvini e la residua forza, anche fisica, di Silvio Berlusconi; l’andamento dei sondaggi dopo il voto; i nomi che saranno chiamati ad occupare le più importanti poltrone di governo; e soprattutto le condizioni internazionali e gli andamenti economici giocheranno un ruolo fondamentale. Un governo ha nel potere un collante forte, ma non riesce mai a controllare tutte le variabili e quindi resta esposto, in una democrazia parlamentare trasformista e porosa come quella italiana, all’instabilità. Tuttavia, ciò non significa che un governo di destra, con solida maggioranza, sia inevitabilmente destinato a durare poco. Soprattutto con questi numeri, con Giorgia Meloni nuova padrona del centrodestra, la Lega annichilita e Forza Italia un partito in declino da anni e sempre governista, i rischi di un collasso in breve tempo si riducono. Inoltre, c’è sempre una fase di luna di miele con l’elettorato che in genere dura qualche mese, poi si devono innescare processo di sfarinamento delle forze politiche dovuti alle lotte intestine tra partiti o tra leader dentro la coalizione, infine di fronte ad una crisi di convivenza partiti e fazioni dovrebbero trovare un’alternativa reale alla prosecuzione del governo. In questa fase subentrano calcoli elettorali, convenienze dei leader, costruzione di alleanze alternative e pressioni internazionali.

Nella scorsa legislatura tutto questo è accaduto tre volte ma ogni governo è comunque durato oltre un anno. Inoltre, la situazione di partenza di questa legislatura è differente: mentre nel 2018 non c’erano vincitori ed è nata una alleanza populista che rotto la coalizione di centrodestra, oggi si inizia con la maggioranza assoluta di quella coalizione. Insomma, soprattuto se non ci sarà una crisi dirompente a livello economico e internazionale non è detto che il castello di carta del centrodestra si sfasci in pochi mesi. I prossimi giorni ci mostreranno che tipo di governo ha in mente Giorgia Meloni e quale sarà la sua strategia. I segnali per un processo di costituzionalizzazione ci sono: consapevolezza delle gravità della situazione economica, dei vincoli esterni europei e internazionali, delle difficoltà di accreditamento diplomatico, della necessità di non affidarsi soltanto ad una classe politica inesperta. È per questo che la Meloni negli ultimi mesi ha sempre mantenuto un canale aperto con Mario Draghi, seguendone i consigli sulla politica internazionale e su quella di bilancio. Ciò avrà un impatto anche sulla composizione del governo, soprattutto nei ministeri chiave. Con questa distribuzione di forze all’interno della coalizione, Giorgia Meloni si avvia a diventare una delle donne più potenti e responsabili d’Europa. Ha di fronte a se una grande opportunità di governo del paese e di portare al centro della politica europea il gruppo dei conservatori. I prossimi mesi ci diranno se la sua leadership sarà solida abbastanza per affrontare questa sfida.

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