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Francia, Sarkozy: "Cancelliamo Schengen"

Agli sgoccioli della campagna elettorale per il nuovo Parlamento europeo, l'ex presidente francese Nicolas Sarkozy torna alla ribalta delle cronache politiche con una proposta choc : cancellare il trattato di Schengen sulla libera circolazione dei cittadini nell'Unione europea e scriverne un altro, che renda le frontiere meno "flessibili" tra i Paesi del Vecchio Continente.

Sarkò crede sia necessaria una "sospensione immediata di Schengen I e la creazione di un trattato Schengen II", nel quale ci sia scritto che i Paesi membri dell'Ue potranno apporre la loro firma solo "dopo l'adozione di una politica unitaria (e comunitaria) sull'immigrazione".

Il riferimento all'allarme immigrazione illegale che vede protagonista come porto d'approdo l'Italia è palese. Molti degli immigrati che riescono a raggiungere le nostre coste vedono il Paese solo come un pit stop necessario, prima di procedere verso altri Stati europei. Una volta sul suolo dell'Ue le frontiere sono "aperte", ed è più facile per loro raggiungere congiunti e amici che vivono nei Paesi del Nord. 

Ma l'ex presidente francese mette anche il dito nella piaga di una delle grandi debolezze dell'Europa: la gestione dei flussi migratori e l'incapacità di prevederli, contenerli e gestirli. Un ipotetico Schengen 2 in salsa Sarkò darebbe la possibilità a ciascun Paese di decidere se far liberamente circolare beni e persone sul proprio territorio oppure no. Rispetto all'idea stessa di un'Europa a braccia aperte quella di Sarkozy appare come un clamoroso salto indietro nel tempo.

E Nicolas Sarkozy si è spinto anche oltre. Memore dell'amicizia che lo lega alla Cancelliera tedesca Angela Merkel, l'ex capo dell'Eliseo ha baldanzosamente lanciato l'idea della "creazione di una grande zona economica franco-tedesca, coerente e stabile, nel cuore della zona euro".

Insomma, come a dire un club a due, un tandem esclusivo per governare l'Europa dal cuore stesso dell'Europa. Peccato che - a differenza della Germania - i conti francesi siano molto più simili a quelli italiani, spagnoli e portoghesi che non a quelli dei suoi vicini nordici. Ma, si sa, il marito di Carla Bruni è abituato a pensare in grande, e a sognare di conseguenza.

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