Frah-Quintale
Undamento
Musica

Il flusso creativo di Frah Quintale ha scosso Spotify

Se non hai mai sentito parlare di Frah Quintale vuol dire che non hai mai seguito il rap italiano. Vuol dire che ti sei perso i Fratelli Quintale, il duo bresciano che dal 2006 al 2015 ha pubblicato 6 dischi facendo diventare Brescia un altro importante polo dell'hip hop italiano. Francesco Servidei è stato prima un writer: nei treni che ha colorato ha iniziato anche a scrivere i testi delle sue canzoni.

Nell'ultimo anno ha lasciato tutto per inseguire il sogno della musica e il 24 novembre uscirà il suo primo album Regardez moi. Per presentarlo Frah ha pubblicato nei mesi scorsi Lungolinea, una playlist di Spotify dove sono stati anticipati brani, parti strumentali e messaggi vocali sul disco che prendeva forma.

Come è nata l'idea del flusso creativo su Spotify?

"Da due anni sono in studio per questo album e mi sono ritrovato davanti a tanti provini, anche vecchi, materiali inutilizzati. Mi dispiaceva buttarli via così ho scelto di utilizzare una playlist di Spotify per pubblicare anteprime del nuovo album insieme a skit vocali e vecchie tracce. Ho sempre amato il lato più intimo dei progetti rap, adoro gli skit, i contenuti extra. Ci ho messo un po' di tutto e l'ho chiamato Lungolinea, come il muro che attraversa le stazioni e che fa gola ai writer"

Parli spesso di treni, che cosa sono per te?

"Nella vita ho preso e perso un sacco di treni. Da giovane avevo la fidanzata a Bologna e facevo avanti e indietro, ho sempre viaggiato. Il treno è un momento di riflessione e nel 2008 non esistevano gli smartphone, chi viaggiava si ritrovava in un non-luogo dove non c'era modo di distrarsi, bisognava riflettere. Ho sempre amato anche la metafora del treno e venendo dal mondo dei graffiti sento questo immaginario come mio".

Il disco racconta il tuo ultimo anno, cosa è successo?

"Da gennaio dell'anno scorso ho deciso di venire a vivere a Milano e ho lasciato tutto quello che avevo a Brescia. Nel 2014 convivevo da un anno e mezzo, ho lasciato tutto senza avere né un appoggio economico né una casa dove stare. Venire a Milano per fare musica è sempre stato il mio sogno e la mia etichetta Undamento mi ha dato una mano a realizzarlo. Mi hanno permesso di usare lo studio anche come alloggio, ho rinunciato ad una vita agiata per fare l'homeless della musica! Mi sono detto: o la va o la spacca".

Che album è venuto fuori?

"Questo album nasce dalle influenze musicali che ho avuto negli ultimi anni, è stata un'evoluzione naturale. In tanti adesso mi collocano tra il cantautorato e l'indie ma io vengo dal rap. Non cerco immagini stereotipate, ho un linguaggio più diretto e parlo come mangio".

Il disco esce con Undamento, l'etichetta di Coez. Come ti trovi con loro?

"È come stare in famiglia. Il mio manager è della mia stessa città, lo conosco da quando avevo 15 anni. Ci eravamo persi di vista poi abbiamo iniziato a lavorare insieme. Abbiamo un background simile, un immaginario simile, quindi è tutto molto più facile. Il team con il quale ho lavorato è stato unico, è bello avere persone che condividono le tue scelte, ti accompagnano e ti perfezionano quando serve".

All'uscita del disco manca poco, sei sereno o agitato?

"Sono tranquillo, mi tengo occupato. Ho curato anche tutta la parte grafica e questo mese abbiamo da stampare 500 copie che saranno illustrate a mano dal sottoscritto. È un modo per distrarmi anche se ogni tanto mi fermo a pensare al 24 novembre. Sono curioso di vedere cosa succederà..."

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