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Ecco le firme che inguaiano Chiamparino

Il suo predecessore, il leghista Roberto Cota, è stato massacrato per molto meno. Eletto presidente della regione Piemonte nel marzo 2010 con 1 milione e 43 mila voti, Cota aveva ottenuto oltre 153 mila preferenze personali in più rispetto ai voti raccolti dai 9 partiti della sua coalizione. Era stato poi imbrigliato in un’inchiesta sulle firme false raccolte per accreditare una delle liste minori, quella dei Pensionati per Cota.

Il 16 aprile 2014, alla fine di una faticosissima battaglia legale, la Cassazione aveva annullato quel voto. Anche se in effetti le firme false avevano avuto un’incidenza molto limitata sulla presentazione delle liste del centrodestra.

Oggi a finire nella stessa rete è Sergio Chiamparino, il nuovo governatore del Pd eletto nel giugno 2014. Ma sotto la lente degli inquirenti sono irregolarità all’apparenza ben più rilevanti di quelle di Cota.

Chiamparino, che aveva impostato la sua campagna elettorale affermando che bisognava "moralizzare la politica", rischia così di subire un contrappasso duro, particolarmente sgradevole. Perché molte ombre si allungano sulla raccolta di firme, e stavolta le irregolarità sembrano riguardare proprio le liste dirette del Pd e il “listino” Chiamparino presidente.

In corso ci sono un'inchiesta penale e un giudizio amministrativo davanti al Tar Piemonte, che a rigor di logica, di fronte a evidenti falsi, dovrebbe annullare le elezioni esattamente come aveva fatto nel 2014.

Chiamparino intanto fa la vittima. Ha dichiarato che se i giudici amministrativi non decideranno entro il 9 luglio, giorno della prossima udienza, si dimetterà. I suoi avversari sostengono che questo sia un indebito tentativo di pressione sul tribunale.

Panorama.it è in possesso di alcune delle schede ritenute irregolari dagli inquirenti. La firma dell’autenticatore Pasquale Valente è stata da lui stesso riconosciuta come falsa in 24 schede, per un totale di 600 firme.







La dichiarazione di presentazione del “listino regionale del Pd” e la dichiarazione di presentazione della lista provinciale del Pd di Torino hanno entrambe gli stessi sottoscrittori, nello stesso ordine, ma risultano sottoscritte in giorni diversi: il 18 aprile e il 22 aprile 2014. Il fatto è tanto illogico da risultare inverosimile.

In questi moduli, la firma di alcuni (per esempio quella di tale Ciardullo Antonio Pasquale) sono chiaramente diverse tra di loro. Basta confrontare le due A maiuscole del cognome, una con la cuspide arrotondata, l'altra aguzza come un tetto.

Sorprendente, poi, è il caso del sindaco di Monastero Bormida, Ambrogio Spiota, che si autoautentica la firma ma intanto compila in modo sbagliato il suo nome (scrive Spiotta, con due t).

"Un anno fa” protesta Cota, oggi segretario della Lega piemontese “sono state annullate elezioni che si erano svolte in maniera perfettamente regolare. Se adesso ci sono firme irregolari ci devono essere conseguenze sulla linea già tracciata". Richiesta più che legittima. Si vedrà in tribunale.

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