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(Ansa)
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La figlia si inventa le violenze sessuali dal padre, che la perdona. Ma la «falla» nel sistema resta

Il titolo dell’album più famoso dei Pink Floyd, The Dark Side of the Moon, propone un’immagine allegorica che ben si attaglia alla vicenda riportata dalle cronache in questi giorni: a Pavia, un padre 48nne viene assolto in via definitiva dopo otto anni di calvario, carcere, udienze penali, pubblico ludibrio, dall’accusa più infamante che si possa concepire, quella di aver stuprato la figlia.

La ragazza si era inventata tutto: «Volevo stare con il mio ragazzo senza limitazioni e mi sono inventata gli abusi. Non credevo che denunciando mio padre ci fossero queste conseguenze».

Non credeva, certo.

Il lato oscuro della luna, la faccia nascosta di quel fenomeno atroce che è la violenza sessuale, tanto più quando perpetrata in danno di familiari, figli in particolare.

Anni, decenni, a invocare una recrudescenza delle pene e delle misure cautelari connesse a questo reato, commissioni parlamentari ad hoc, manifestazioni di piazza, disegni di legge, norme festeggiate in Parlamento come dopo il rigore decisivo di una finalissima, codici rossi, bianchi, gialli, policromi ed ecco che qualcuno inventa il modo di sfruttare l’indignazione collettiva e creare artificialmente il mostro, scatenandovi contro la furia di uno Stato inquisitore.

Arriva quindi la menzogna, della peggiore delle specie, quella che ti segna, ti deturpa irrimediabilmente, ti annulla, ti isola da ogni consesso sociale o familiare, distrugge ogni residuo di dignità umana.

Di fronte a siffatte accuse l’onere della prova è irrimediabilmente invertito: è sufficiente la deposizione della presunta vittima, tanto più se è la figlia, tanto più se è circostanziata, tuo padre è rumeno, di scolarità non così elevata, magari incline a qualche bicchiere di troppo.

Ed ecco l’inferno che ti ingoia: ti arrestano e nel frattempo si vedrà.

La Giustizia poi è lenta, drammaticamente lenta, i Pubblici Ministeri oberati di lavoro, forse non così propensi a dare priorità a imputati accusati di tali reati, gli anni passano inesorabili e tu sei lì, a chiederti perché abbiano spento la luce e il mondo si veda solo attraverso le sbarre, assieme a compagni di cella che hanno stuoli di precedenti ‘veri’.

Dev’essere stato un peso anche per la ragazza, tant’è che ai Giudici di Pavia ha infine dichiarato, all’apice di una catarsi individuale che suona come uno smascheramento piuttosto che come un pentimento sincero: «Quando papà è stato arrestato ho capito di averla fatta grossa».

Ops, la marachella e la piccola bugia per discolparsi ed evitare la reprimenda.

Forse qui si è andato oltre.

Il danno patito dal padre è irrisarcibile, irreparabile.

Nemmeno se la stessa si tatuasse la parola “scusa” in ogni centimetro quadrato di cute emenderebbe la colpa di aver cacciato suo papà in un inferno che lo tormenterà fino alla fine dei giorni.

Il lato oscuro della luna non è un deserto in cui si innesta solo questo caso di cronaca.

Tanti, tantissimi sono gli innocenti accusati falsamente e io stessa ne ho avuto drammatica contezza nell’esercizio della mia professione di avvocato.

Eh si, padri accusati di violenze da madri gorgoni e manipolatrici che, con l’obiettivo di vendicarsi verso i mariti, arrivano a scavare talmente in profondità nelle deboli menti dei figli da convincerli di essere stati abusati.

E qualcuno ci è anche morto, indebolito da anni di incontri protetti o di lontananza forzata dai figli, così da lasciare campo libero a malattie terminali.

A volte non solo bastate nemmeno perizie e incidenti probatori dove non si è riusciti, come a Pavia, a far confessare l’accusatore fasullo.

Anche laddove collegi di neuropsichiatri infantili abbiano escluso categoricamente l’atto d’abuso, di fronte al pervicace rifiuto del minore di incontrare il papà presunto molestatore, i Giudici tendono – nel dubbio – ad alzare bandiera bianca e lasciare i bambini alle madri, le stesse che magari hanno congeniato l’intero castello.

Lo Stato cosa può fare?

Nulla, la priorità alla vittima è sempre doverosa.

Forse, ma solo forse, si auspicherebbe una maggiore attenzione e celerità nelle indagini, perché quando qualcuno finisce in galera, il garantismo sancito dalla nostra Costituzione dovrebbe indurre l’autorità giudiziaria a cercare la verità con maggiore enfasi e tempi ridotti.

E infatti, come scrisse il poeta e drammaturgo irlandese William Butler Yeats “Gli innocenti e i belli non hanno altro nemico che il tempo”.

O le figlie, aggiungo io, ma solo per questa triste, tristissima, vicenda che adombra, in un sol colpo, l’emergenza delle violenze domestiche che è uno dei reati più gravi ed odiosi.

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