Sen. Fassino, magari lo stipendio non è d'oro ma la Vita di un politico, quella si

Dobbiamo essere onesti. Ieri, giorno in cui Piero Fassino ha sventolato in aula la sua busta paga spiegando agli italiani che «4718 euro non è uno stipendio d’oro» abbiamo volutamente evitato di scrivere e commentare per non cadere in facili luoghi comuni e populismi vari. Ma quando stamane abbiamo letto un’intervista allo stesso Fassino sul tema in cui aggiungeva che «la diaria extra di 3500 euro va via in hotel, trasferte. La politica costa» beh, stare zitti è diventato impossibile.

Le frasi si commentano da sole, soprattutto perché non sono complete. Fassino, che fa politica da più di 40 anni (è entrato come consigliere comunale a Torino nel 1980 ed è stato eletto per la prima volta deputato nel 1994) infatti non racconta tutta la verità, ad esempio non racconta tutti i benefit. Si, quei piccoli grandi vantaggi che per decenni, alcuni ora sono stati limitati per dignità e rispetto verso gli italiani, hanno fatto parte della costosa vita di un politico. Esempi?

Nel 2011 Roberto Poletti, neo eletto nei verdi, raccontava il suo primo giorno da deputato elencando tutti i vantaggi immediati a disposizione dei parlamentari: aerei, treni, autostrade praticamente gratis, con parcheggio vip garantito, gratis pure quello. Ingresso agli stadi ed alle principali manifestazioni sportive, culturali, musicali etc etc etc. Barbiere, palestra, ripetizioni di lingue, sarto a prezzi fuori mercato (praticamente delle mance); sconti su auto, apparecchi di tecnologia, occhiali. Per non parlare degli storici pranzi alla buvette di cui abbiamo visto per anni ed anni i famosi scontrini da 10 euro per antipasto-primo-secondo-contorno. Potremmo poi aggiungere riflessioni sui giorni di lavoro di onorevoli e senatori. Quest’anno il senato chiuderà per 5 settimane, nel passato poi la chiusura arrivava anche a 6, 7 settimane. E parliamo solo dell’estate. Certo, la difesa è «lavoriamo sul territorio» dove però nessuno vede, controlla e non ci sono turni e cartellini da timbrare.

La realtà è che Fassino ha raccontato solo una parte della verità. Quando dice che 4718 euro non è uno stipendio d’oro ha perfettamente ragione; ci sono dirigenti e professionisti che guadagnano milioni e milioni (anche quando fanno andare male le loro aziende, e spesso ricevono pure la buonuscita per essere cacciati). Quello che omette di dire è che ad essere «d’oro» è la vita, non lo stipendio, la Vita di un politico. Di sicuro, tanto per cominciare, non si tratta di un lavoro usurante (chi vi scrive per anni è stato un operaio, in fabbrica), con un bonifico di tutto rispetto e con degli extra che rendono ogni giorno l’esistenza più piacevole, più semplice. Un onorevole quando entra in banca per chiedere un mutuo trova solo sorrisi e non facce sospettose; un onorevole ha sempre un trattamento di favore, che sia al ristorante come all’ospedale. Certo, il conto in banca non aumenta, ma lo stress, le difficoltà che gli italiani incontrano tutti i giorni i parlamentari le combattono con armi mille volte più potenti di quelle della famiglia Rossi.

Certo, poi ognuno si gestisce da se e magari Fassino, persona davvero perbene, si limita al minimo indispensabile senza approfittarne più di tanto. Ma oggi, nei giorni delle polemiche sul reddito di cittadinanza e mentre si discute di salario minimo di 9 euro l’ora sventolare quella busta paga davanti a tutti dicendoci poi che la politica costa è un clamoroso autogol.

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