Facebook: pagheremo per leggere le notizie

Due piccioni con una fava, letteralmente. Questo potrebbe ottenere Facebook se dovessero avverarsi le indiscrezioni rese note oggi dal Wall Street Journal. L’autorevole sito americano ha infatti ottenuto alcuni documenti che affermerebbero l’esistenza di un progetto con il quale Zuckerberg vorrebbe vendere ai suoi iscritti la lettura delle notizie condivise dai portali e dai giornali preferiti, qualora questi volessero aderire all’iniziativa del paywall.

La modalità sarebbe simile a quanto offrono già i siti web specifici: un certo numero di articoli gratuiti ogni mese e poi una richiesta di sottoscrizione del servizio in abbonamento, a scelta tra diverse opzioni. Come si è arrivati a una decisione del genere?

Due strade maestre

Per due motivi, uno economico e l’altro strutturale. Il primo rappresenta la chiara conseguenza di quanto affermato in più di un’occasione dal fondatore del social network, anche durante una recente apparizione: “Facebook non è una media company”; ovvero non pubblica contenuti originali e non intende farlo, semmai il lavoro è quello di gestire quanto prodotto dagli altri.

Facebook: come riconoscere le fake news


Monetizzare dalla diffusione di qualità

Data la responsabilità in prima persona, a Mr. Zuck non basta più guadagnare dagli introiti pubblicitari e dalle inserzioni, si era capito anche alla recente conferenza F8. Online vanno sempre più di moda foto e video per i quali sarebbe difficile richiedere un pagamento ai navigatori, conviene allora monetizzare dalla diffusione e dalla divulgazione di notizie per la massa, principalmente in forma scritta, inserendosi nella pratica diffusa della condivisione che quotidiani, magazine e blog già mettono in atto.

Come funziona il social paywall

A livello pratico non cambia assolutamente nulla: chi produce le news le posta dai profili ufficiali, i lettori le vedono scorrere sul loro flusso e cliccano per accedere. Quello che avverrà dopo è tutto da capire.

Lotta alle fake news

Ma oltre alla strategia di business, l’integrazione di un sistema che prevede un abbonamento social potrebbe anche dare la mazzata finale all’intricata storia delle fake news. In un futuro non molto lontano (si parla della fine dell’anno), gli iscritti sapranno che le notizie pagate rappresentano, con una buona dose di veridicità, un fatto reale e non una bufala. Ciò varrebbe sia per i siti più conosciuti che per tutti gli altri.

Una sorta di certificazione

Attraverso una scrematura avanzata, il team di Facebook assegnerebbe lo status di contenuto idoneo al paywall solo alle pagine verificate o comunque periodicamente controllate. Tutte le altre, comprese quelle che continuano a postare articoli per attirare click e nulla di più, si troverebbero ben presto in una situazione di svantaggio e dunque di minore visibilità.

Ma c'è un rischio...

Il rischio evidentemente è quello che, pur di continuare a leggere gratis, le persone si accontentino solo dei post che non prevedono una sottoscrizione, anche se minima. A quel punto addio news verificate (almeno per questo metodo) e boom di scoop sensazionalistici e poco credibili (ma sempre cliccati). La bilancia tra qualità e quantità deve ancora trovare il suo ago ma la modalità descritta dal Journal è un’opzione da considerare, una tra le tante.

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