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Ma qual è l’età giusta per fare sesso?

Esiste un obbligo all’innocenza «per legge»? Il Sunday Times ha appena riaperto il dibattito sull’età legale del consenso in Gran Bretagna. Oltremanica, per gli under 16, maschi e femmine, vale una presunzione assoluta d’incapacità a dare il consenso ai fini di un rapporto sessuale. John Ashton, direttore del dipartimento di salute pubblica del ministero della Salute britannico, ha proposto di abbassare l’età da 16 a 15 anni. Un terzo dei teenager, ha spiegato l’esperto, fa sesso prima; la revisione faciliterebbe l’accesso alla contraccezione sessuale per i quindicenni. La risposta del premier David Cameron è stata un no: «Non è in programma». Qualcosa però bisognerà fare se è vero che il Regno Unito, come ricorda il Guardian del 18 novembre, è il paese europeo con il più alto tasso di gravidanze tra i teenager: cinque volte più che nei Paesi Bassi, il doppio di Germania e Francia.

In Italia, dove le più recenti cronache giudiziarie rigurgitano di baby prostituzione, reale e presunta, l’età minima legale è fissata a 14 anni. Ma il maggiorenne che abbia rapporti sessuali con un minore tra i 14 e i 18 anni rischia di essere perseguito in base all’articolo 600 bis del Codice penale, che punisce con il carcere fino a 6 anni chiunque compia atti sessuali con un under 18 «in cambio di un corrispettivo in denaro o altra utilità, anche solo promessi». Dunque, in un Paese in cui la prostituzione non è reato, si presume che sedicenni e diciassettenni non siano in grado di prestare il consenso a uno scambio sessuale con un adulto, il quale rischia l’incriminazione per sfruttamento della prostituzione minorile se abbia anche solo promesso soldi o «altra utilità».

È questa l’accusa che dal 10 novembre tiene in carcere Gabriele Paolini, noto come «il disturbatore delle riprese tv», il quale si difende buttandola nel sentimentale: «Ci amiamo. Stiamo insieme da 8 mesi, alla luce del sole. Ho conosciuto sua madre e lui i miei genitori». Dovrà dimostrare che il diciassettenne, quantunque incapace per legge, abbia acconsentito a ogni scambio, sessuale e non. Una rivendicazione di consapevolezza è venuta anche dalle due «lolite dei Parioli», sedicenni che incontravano i clienti in appartamenti del centro di Roma. «Sfruttamento? Macché, è stata una scelta nostra. Nessuno m’ha costretto a prostituirmi e non sono qui come vittima» ha spiegato al pm una delle due ragazze. E ha aggiunto: «Volevo cose griffate e avere i soldi per comprare ciò che mi piace. Noi vogliamo troppo! Per guadagnare tutti questi soldi, o spacci o ti prostituisci».

Se non bastasse la realtà, nei cinema passa in queste settimane un film di François Ozon, Giovane e bella: descrive le avventure erotiche di una diciassettenne, Isabelle. Su internet, come le lolite dei Parioli, la giovane recluta clienti. Il pomeriggio si trasforma in Lea, che negli hotel e nei parcheggi compie il suo apprendistato sessuale. Il cliente pagante la fa sentire potente. Lea non cerca giustificazioni né coltiva dubbi. Le piace e basta. Il nodo della questione è proprio questo: come conciliare l’incapacità per legge con la capacità di fatto.

Oggi l’Osservatorio sui diritti dei minori chiede al governo che l’Italia innalzi la soglia dei 14 anni «perché a livello europeo è la soglia più bassa assieme a quella della Spagna». La pensa diversamente Piergiorgio Strata, professore emerito di neurofisiologia all’Università di Torino: «Le asticelle uguali per tutti sono sempre rigide, ognuno è un caso a sé. Quel che è certo è che la natura ci ha reso capaci di avere rapporti sessuali già a 14 anni. I sedicenni di oggi hanno la piena maturità per esprimere il consenso e perseguire la loro utilità».

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