E-commerce, cosa succederà adesso

Compreremo di tutto, pescando in un paniere di prodotti che si allargherà sempre di più. Il limite è l'immaginabile, il freno, oggi, non è la nostra immatura predisposizione: «La questione non riguarda la domanda, che ormai è forte, solida, ma l'offerta. Quando una categoria di beni sarà disponibile online, quando le norme o la logistica consentiranno di venderli, il pubblico non esiterà. Li acquisterà».

Di più, alcune previsioni di merito si possono fare, non è complesso tracciare i confini della verticalità imminente nell'e-commerce: «Penso al farmaceutico e al parafarmaceutico, perché a volte è necessario, cruciale, ricevere a domicilio i medicinali di cui si ha bisogno, senza uscire di casa. Ma anche al cibo, che sta allargando le sue frontiere, non ha espresso ancora tutto il potenziale. E poi il discorso si estende a una serie di nicchie, che rientrano comunque sotto il cappello della moda, con lo sportswear in grande vantaggio».

A tracciare questi scenari, a scommettere con Panorama.it sul futuro del commercio elettronico è Giovanni Meda, piemontese approdato a Milano dopo lunghe parentesi all'estero, founder e chief strategy officer di Kooomo. Già, scritto con tre «o»: non è un refuso, ma una parola che viene dal giapponese e significa nuvola. Una premessa di intangibilità, di propensione all'astrazione per questa piattaforma nata oltre un quinto di secolo fa, quando il tema dell'e-commerce era avanguardia, torrente e non oceano.

Kooomo ha sedi dall'Irlanda alla Spagna fino in Cina, l'hanno scelta grandi nomi come Maserati, D&G, Borsalino, persino la MotoGP e l'enciclopedia Treccani, per fare il salto dall'analogico al digitale. Il compito della società è aiutare le imprese di ogni dimensione a strutturarsi nelle vendite online, a dotarsi di quei meccanismi che ragionevolmente possono essergli estranei, distanti dalla routine, come costruire un database di prodotti, riempire un carrello di bit, gestire il flusso dei pagamenti.

Kooomo, come tutta l'architettura del commercio elettronico, ha conosciuto un boom durante il tempo della pandemia. In particolare, ha saputo fare la differenza ricordandosi che il tema è vasto, non si può declinare al singolare: «L'e-commerce» spiega Meda «non è un unicum indistinto, all'inizio ha faticato a maturare in Italia e in Europa perché l'approccio è stato identico a quello americano».

E invece?

Per il nostro Paese l'esportazione è cruciale, le vendite online non possono limitarsi a parlare una sola lingua. Devono presentarsi su siti e app da poliglotti, accettando più valute, comprendendo le tipicità di ogni geografia. Se vogliamo fare un paragone, è un po' come per le prese della corrente: c'è bisogno di un adattatore per l'e-commerce per allargare il proprio bacino e garantirsi una trasversalità.

Anche le singole aziende non sono tutte uguali.

Esatto, quelle grandi hanno una forte struttura interna, che lo rende meno agili. Quelle piccole sono più libere, non hanno troppe barriere logiche, riescono a muoversi con maggiore velocità.

Sembra ovvio immaginare, alla lunga, chi vincerà.

Non lo è. Perché magari il grande nome può proporsi come una start-up, vendere i suoi prodotti con un nome diverso, rivedere i prezzi. Osare, sperimentare. L'e-commerce è un orizzonte dal grande potenziale proprio per questo motivo. Nulla è scontato, anche da un punto di vista finanziario si è capito che conviene differenziare.

Cosa è cambiato con il coronavirus?

La risposta più semplice è che c'è stata un'accelerazione, perciò tentiamo di andare oltre. Il digitale è diventato un elemento industriale. Si è capito che è decisivo per qualunque passo successivo. Da accessorio si è trasformato in una leva strategica. E da questo non si torna più indietro.

Giovanni Meda, founder e chief strategy officer di Kooomo

Che evoluzioni pratiche immagina?

In breve, una serie di applicativi che migliorino l'esperienza del cliente, che intercettino sempre più e meglio i suoi gusti. Che rendano gradevole l'acquisto dei prodotti.

Ci faccia degli esempi.

Una notifica che non ti dica quale generica bottiglia di vino è in offerta, ma quella che ti piace tanto ed è in promozione. Oppure, strumenti che portino i camerini dei negozi dentro casa, per provarsi i capi virtualmente prima di ordinarli. E poi, tanta intelligenza artificiale che crei per ciascuno una home page personalizzata. L'e-commerce del futuro sarà un'esperienza decisamente su misura.

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