E se anche in Italia abolissimo i compiti a casa?

di Stefania Vitulli

Interi pomeriggi liberi. Feste e vacanze senza l’obbligo di aprire né libri né quaderni... Sono scenari possibili in Francia, dopo la scelta del governo Hollande. Ma da noi che accadrebbe se una tradizione consolidata come quella dei compiti a casa venisse rotta all’improvviso? «Ci vorrebbe un forte investimento sulla formazione in servizio degli insegnanti e l’allungamento del tempo scuola come in Francia» risponde Luciano Pasqualotto, pedagogista e direttore di Educare.it. «Con un piano su misura per l’Italia che distingua le consegne esecutive, come esercizi, problemi, disegni, componimenti, traduzioni, dalle attività di studio. Le prime a scuola, sotto la diretta supervisione degli insegnanti. Lo studio a casa e non prima della terza classe».

Meno cauto Maurizio Parodi, dirigente scolastico e autore di Basta compiti. Non è così che si impara (Sonda): «Per l’Italia è fantapedagogia. Però sarebbe innegabile la liberazione per le famiglie eliminando questo aggravio mentale. Immagino 8 ore di lavoro scolastico e, nella migliore delle ipotesi, attività linguistica, musicale, motoria in sostituzione. Nella peggiore i ragazzi andrebbero a scuola più volentieri: la longevità delle informazioni acquisite per le interrogazioni non supera i 3 mesi». Tutti concordi nel ritenere che la risorsa più preziosa restituita a genitori e ragazzi sarebbe il tempo. Alcuni ne valutano impieghi più creativi: «Si può sostituire al fare statico un fare dinamico» ipotizza Fulvio Ervas, insegnante e scrittore. «I ragazzi imparano a fare la spesa, a compilare un bollettino postale, a fare ginnastica, yoga e shiatsu per essere meno obesi, vanno con i nonni negli orti sociali. Svuotare le case e riempire luoghi di aggregazione. E se i genitori non hanno risorse in famiglia, il piano per un orto o una palestra alternativa può farlo anche la scuola, al posto dei soliti progetti su Svevo o Leopardi».

Contraria è invece Loredana Perla, docente di didattica generale all’Università di Bari: «Nelle formule di 27 o 24 ore settimanali non vedo perché abolire i compiti a casa. Restano educativi per due ragioni: il valore fondamentale dell’esercizio e lo stimolo all’organizzazione autonoma del tempo postscolastico».

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