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Due ex Br alla scuola dei magistrati: scandalo?

La Scuola della magistratura ha deciso di annullare l'incontro, nell'ambito di un corso di formazione per i giudici, al quale avrebbe dovuto partecipare l'ex terrorista Adriana Faranda. Lo annuncia con un comunicato in cui definisce l'incontro stesso "inopportuno". Il Comitato direttivo della Scuola, che si è riunito oggi, "ha preso atto delle posizioni espresse, anche con dolore, da numerosi magistrati e familiari delle vittime - sottolinea la nota - sull'inopportunità di coinvolgere nella formazione della Scuola, persone condannate per gravissimi reati di terrorismo, nell'ambito del corso 'Giustizia riparativa ed alternative al processo e alla pena'.Ha quindi proceduto a una nuova considerazione dell'iniziativa, interamente programmata e definita nei suoi particolari dal precedente Comitato direttivo". (ANSA)


Adriana Faranda, 65 anni, e Franco Bonisoli, 61 anni: due ex brigatisti, ex terroristi, entrambi coinvolti nel rapimento di Aldo Moro. La prima è stata la "postina" delle Brigarte rosse durante il sequestro e ha fatto 15 anni di carcere, dal 1979 al 1994; il secondo ha sparato in via Fani, poi è stato arrestato nel 1978, condannato all'ergastolo nel 1983 e attualmente è in semilibertà.

Che cosa li unisce? Che entrambi si sono dissociati dal terrorismo negli anni Ottanta, durante la detenzione (e per questo hanno ottenuto benefici e sgravi di pena). Faranda si oppose anche all'omicidio di Moro e per questo uscì dalle Br per dare vita a un'altra formazione di lotta armata.

L'altro elemento che mette insieme Faranda e Bonisoli è la polemica che ha accolto la notizia sulla loro presenza a un seminario organizzato dalla Scuola della magistratura di Scandicci, vicino a Firenze. Il tema del seminario è la "giustizia riparativa", quella forma di risarcimento che mette di fronte le vittime e gli autori dei reati.

La polemica monta, e certo non è ingiustificata: sui giornali si leggono le proteste di figli di magistrati uccisi dai terroristi, che inevitabilmente manifestano sconcerto; alti magistrati, impegnati nell'antiterrorismo, criticano la scelta di "aprire un dialogo in una sede istituzionale con chi ha ucciso per sovvertire lo Stato e la Costituzione"; altri che "esprimono dissenso".

Buonismo, perdonismo o pentitismo non fanno certamente parte del bagaglio ideale di chi scrive questa rubrica, né della tradizione di Panorama.

Ma va detto che Faranda negli ultimi anni si è impegnata personalmente e con apparente onestà intellettuale in un percorso di giustizia riparatrice. Nel 2015 ha partecipato alla stesura di un saggio (Il Saggiatore editore) intitolato Il libro dell'incontro: vittime e responsabili della lotta armata a confronto. E Bonisoli, che nel 1977 aveva "gambizzato" Indro Montanelli nell'attentato milanese dei giardini di via Palestro, del giornalista divenne amico dopo avergli chiesto di perdonarlo.

Altre volte si è correttamente contestata la presenza in televisione di terroristi (a volte nemmeno troppo dissociati...), non si sa perché titolati a concionare su questo o su quel tema di attualità.

Questo caso, invece, pare diverso: chiedere a due ex brigatisti, impegnati in qualche modo nel tema della riparazione, di partecipare su quella materia a un seminario chiuso, specialistico, e in particolare destinato a un pubblico di magistrati, non pare né uno strafalcione istituzionale, né una provocazione, né una volgarità all'italiana.  E, se pure sono più che comprensibili le sensibilità ferite di chi ha avuto un parente ucciso, la polemica non ha molte ragioni.

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