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Economia

Draghi taglia i tassi: per chi è una buona notizia

Mossa a sorpresa di Mario Draghi. Oggi, il presidente della Banca Centrale Europea (Bce) ha deciso di tagliare di un quarto di punto i tassi d'interesse, abbassandoli dallo 0,5% fino al nuovo minimo storico dello 0,25%. Molti analisti non si aspettavano un comportamento così deciso da parte della Bce e ritenevano più probabile che la sforbiciata al costo del denaro avvenisse a dicembre, in occasione della prossima riunione dei vertici della banca centrale.

L'INCUBO DEFLAZIONE

Draghi ha tagliato i tassi specificando che in Europa ci sono ancora i segnali di ripresa già visti a nei mesi scorsi ma che c'è pure una nuova minaccia per l'intera economia del Vecchio Continente. E' la deflazione, cioè una discesa generalizzata dei prezzi, che potrebbe far precipitare di nuovo il pil  Eurolandia. L'obiettivo della Bce è sempre stato fin dalle origini quello di mantenere stabili i prezzi nell'area euro, con un'inflazione attorno al 2% annuo. Gli ultimi dati congiunturali, però, segnalano un costo della vita ben lontano da questi livelli: a settembre è sceso infatti allo 0,7%, contro lo 0,9% di ottobre. Per adesso, lo spettro della deflazione è ancora lontano ma, a detta di Draghi, bisogna intervenire il prima possibile per scacciarlo.

STOP AL SUPER EURO

Il taglio dei tassi potrebbe avere effetti positivi sull'export del vecchio Continente, grazie a un calo del tasso di cambio tra l'euro e il dollaro . Finora, infatti, la moneta unica ha mantenuto una forza notevole nei confronti del biglietto verde, a causa del consistente differenziale tra i tassi d'interesse europei (che erano allo 0,5%) e quelli americani (posizionati tra lo 0 e lo 0,25%). Il che, ha attirato molta liquidità sull'euro a svantaggio di quella impiegata nella divisa statunitense, che offriva rendimenti meno sostanziosi. Ora che c'è stato un riallineamento dei tassi, il cambio euro/dollaro potrebbe finalmente scendere fin sotto la quota di 1,3 entro la fine dell'anno (contro l'1,33 di oggi).

GLI EFFETTI SU DEBITI E RISPARMI

Il taglio dei tassi non è una buona notizia per chi investe nei conti di deposito, il cui rendimento segue di pari passo il costo del denaro ed è già sceso significativamente negli ultimi mesi. Chi versa i propri risparmi in questi prodotti, oggi ottiene un interesse lordo che non va oltre il 3-4% ogni 12 mesi, contro il 4-4,5% degli anni scorsi. Non cambia nulla, invece, per chi ha un mutuo a tasso fisso e per chi ha sottoscritto i più diffusi prestiti al consumo, che di solito hanno degli interessi costanti e predeterminati per tutta la durata del piano di rimborso.

I più avvantaggiati sono invece coloro che hanno sulle spalle un mutuo a tasso variabile, ma i benefici che otterranno dipendono dal parametro a cui sono indicizzati gli interessi sul debito. Ci sono i finanziamenti legati direttamente al costo del denaro della Bce, che presto costeranno meno. Su un debito residuo di 100mila euro con scadenza a 25 anni, per esempio, il taglio dei tassi dallo 0,5 allo 0,25% comporta un risparmio sulla rata di poco superiore a 10 euro al mese. Ci sono però anche molti mutui (la maggior parte) che sono indicizzati all'euribor, il saggio sui prestiti interbancari europei. Questo indicatore, di solito, segue di pari passo l'andamento del costo del denaro ufficiale ma è già diminuito in maniera consistente nell'ultimo anno e ha ormai pochi margini di discesa (l'euribor a 1 mese è già allo 0,1% e quello a a tre mesi è attorno allo 0,23%).

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