8 marzo: Gabrielle, Rose e Muriel, le donne che hanno spianato la strada

Economia, sostantivo femminile. Se Christine Lagarde, Angela Merkel, Marissa Mayer e Sheryl Sanberg hanno potuto a vario titolo mettere le mani sulle leve del potere economico, molto devono alle scelte di Gabrielle, Rose e Muriel. Le loro vite, infatti, hanno fornito ad altre donne le chiavi per aprire le porte dell’economia e della finanza.

Gabrielle, più nota per il suo cognome Chanel, è la donna che ha dimostrato che ce la si può fare, a dispetto di tutto. Prima di arrivare a guidare un atelier con 4mila dipendenti che produceva 28mila abiti capi all’anno e di rivoluzionare il modo in cui le donne si vestono e vivono la loro libertà, Gabrielle era semplicemente la figlia naturale di un venditore ambulante di abbigliamento. Rimasta orfana della madre a dodici anni, entra in un collegio religioso. O meglio: è qui che il padre la abbandona, perchè Gabrielle non lo rivedrà mai più. Terminato il collegio, Gabrielle si mantiene come sarta, ma nel tempo libero sale sul palcoscenico come comparsa nei café-concert. Il suo fascino di diciottenne audace non resta inosservato. In poco tempo, Gabrielle ormai nota come Coco, passa da sarta ad amante di un ufficiale di cavalleria e, successivamente, di un capitano inglese che finanzia il suo primo negozio che in una manciata di anni, Coco estende alla proprietà di cinque edifici.

Secondo capitolo: un’altra sarta, trent’anni più tardi, su un autobus di Montgomery, in Alabama rifiuta di alzarsi e cedere il posto a un uomo bianco, come previsto dalle leggi sulla segregazione razziale ancora in vigore negli Stati Uniti alla metà degli anni Cinquanta. Rosa Parks è stata quella che, a 42 anni, ha cambiato le regole dicendo “no”. E lo ha fatto per una ragione molto semplice: “Ero stanca di cedere”, ha ricordato nelle sue memorie. Lo strenuo boicottaggio dei mezzi pubblici durato 382 giorni, avvenuto al seguito della sua presa di posizione, è riuscito a cancellare la segregazione e ha dimostrato che non tutte le regole sono immutabili.

Se Rosa è passata alla storia come “la donna che non si alzò”, Muriel Siebert, invece, è stata quella che si è alzata per prendere un posto alla New York Stock Exchange nel 1967. Prima donna fra 1365 uomini che, come ha dimostrato la storia, non avevano alcuna intenzione di farle spazio nel tempio della finanza. Ma, dopo una battaglia durata un anno, di fronte alla sua determinazione hanno dovuto cedere. Successivamente, in qualità di prima donna Sovraintendente delle banche dello stato di New York, Muriel vanta il  record di nessun fallimento di istituti finanziari durante la sua permanenza in carica. Nel 1990, ha dato vita al Siebert Entrepreneurial Philantropic Plan attraverso il quale condivide metà dei profitti delle nuove sottoscrizioni di titoli con le istituzioni benefiche e, fino al 2006, ha contribuito alla distribuzione di oltre cinque milioni di dollari. I tempi, hanno dato ragione alla sua determinazione: quarant’anni dopo il suo ingresso alla Nyse, ha suonato la campana della chiusura delle operazioni, accanto a lei il suo cane chiamato – non a caso – Monster Girl. “Il vero rischio sta nel continuare a fare le cose come sono sempre state fatte”, insegna Muriel.

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