Disoccupazione e crisi, sette storie

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E' sempre più nero il futuro che attende i lavoratori dello stabilimento francese di Amiens di Goodyear, l'azienda americana che produce pneumatici. Dopo essere rimasto per mesi in gestione giudiziaria in attesa di un possibile acquirente, la fabbrica rischia oggi di essere chiusa dal momento che il compratore non è stato trovato.  Anche la Corte di Nanterre ha dato ragione alla multinazionale americana, ma gli operai francesi non hanno nessuna intenzione di arrendersi. Nella speranza che, prima o poi, qualcuno darà loro ragione.


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Completamente diversa la situazione del Portogallo, dove, a dispetto dei tassi di disoccupazione da record (18%) registrati nell'ultimo periodo, chi lavora nel turismo lamenta di non riuscire a trovare nessuno da assumere. "I portoghesi preferiscono essere impiegati negli alberghi: pochi turni di notte e due giorni di riposo a settimana garantiti", spiegano i proprietari di bar e ristoranti di Algarve, dove invece si lavora dalle sei del pomeriggio alle quattro del mattino, sei giorni alla settimana. A queste condizioni molti preferiscono accontentarsi dei sussidi. Chi ha perso il lavoro riceve un contributo equivalente al 65% del salario precedente (una cifra che oscilla tra i 400 e i 1.050 euro) per i primi sei mesi, e solo il 10% in meno nei mesi successivi.


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Anche in India gli effetti della crisi si fanno sentire in termini di disoccupazione. Quest'anno, è probabile che un quarto del milione di neo-ingegneri che si diplomeranno nel Subcontinente rimarrà disoccupato. La maggior parte dei presunti "fortunati", invece, verrà sottoimpiegata, quindi anche sottopagata. Il problema è duplice: negli ultimi anni si sono moltiplicati i corsi di studio per aspiranti ingegneri, anche se la maggior parte di questi non garantisce una formazione di buon livello, situazione che impedisce ai neolaureati di cercare lavoro all'estero. Allo stesso tempo, il paese non è sufficientemente avanzato per assorbire tutti questi ingegneri, che quindi restano senza lavoro.  


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Anche i laureati cinesi si trovano più o meno nella stessa situazione. A dimostrazione che gli emergenti non se la passano così tanto meglio delle nazioni sviluppate. Per evitare disordini di natura sociale, però, il Partito comunista cinese avrebbe trovato una soluzione a dir poco creativa: ha ordinato ad aziende di stato, banche e istituzioni varie di assumerne di più…con contatti a tempo determinato brevissimi. In maniera da creare un turn-over continuo con cui distribuire, indirettamente, un po' di soldi a tutti. O quasi.


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Chi invece vuole essere sicuro di essere sicuro di trovare una buona occupazione, farebbe bene a specializzarsi in materie finanziarie e contabilità. Facendo attenzione a un dettaglio, però: su un mercato del lavoro sempre più interconnesso ed esigente, bisogna puntare tutto sulla specializzazione. Tra le competenze più richieste la capacità di elaborare piani finanziari, produrre analisi e previsioni di medio e lungo periodo e di sostenere il processo decisionale dell’azienda. Abilità, queste, che la maggior parte dei contabili ritiene di non dover assicurare.   


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Positiva la storia di Dwell, un grossista di mobili inglese che dopo una grande svendita resa necessaria dall'urgenza di chiudere quasi contemporaneamente tutti i punti vendita del Regno Unito, è riuscito a mettere a punto un nuovo piano per recuperare la sua fetta di mercato. Puntando sul marketing, nella speranza che l’idea di riassumere i lavoratori licenziati piaccia agli inglesi al punto da premiare Dwell con una valanga di nuovi acquisti.


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Meno positiva la vicenda della Royal Bank of Scotland, che ha in programma un taglio di 2.000 posti di lavoro nei prossimi diciotto mesi per ridurre le dimensioni della divisione investimento e concentrarsi sul mercato interno.   


Crisi, difficoltà, lavoro che non si trova. Sono questi i problemi che affliggono l’Europa e il mondo in questo momento. Ecco sette storie che aiutano a riflettere sugli effetti di recessione e austerità

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