Davide Serra: dai Matteo, rottamiamo insieme

Un incrocio tra il Gordon Gekko di Oliver Stone, però quello «convertito» del sequel Il denaro non dorme mai, e il Garrone del Libro cuore: ecco a voi Davide Serra, gestore dei fondi d’investimento Algebris, già castigamatti delle Assicurazioni Generali, dove mise alla gogna l’ex presidente Antoine Bernheim, chiedendone le dimissioni, e oggi sostenitore e finanziatore di Matteo Renzi, alla cui sfida elettorale devolverà un 20 per cento aggiuntivo di tutti i fondi che il rottamatore fiorentino porterà a casa col suo tour, quale che ne sia il totale.

Serra, 41 anni, sposato con l’amatissima Anna, cattolico, 4 figli, è un enfant prodige della finanza, a 25 anni capoeconomista della Morgan Stanley (una banca Usa in prima fila nella «cupola» dei derivati tossici mondiali), poi dal 2006 imprenditore in proprio con i fondi di investimento, molto redditizi: insomma, un giovane rottamatore del suo ramo, un primo della classe che non ha sbagliato un colpo e che, oggi, invece di starsene a Londra, rilassato sulla pila di soldi che ha, non pago di sostenere la Fondazione Hakuna Matata e i suoi orfanotrofi in Africa, vuole rendere politicamente orfani gli italiani di D’Alema e Rosy Bindi. Un filantropo, d’accordo, ma chi glielo fa fare?

L’ha spiegato lui stesso, implicitamente, in una lunga intervista di tre anni fa al Secolo XIX, il quotidiano della città di cui è originaria la sua famiglia (non lui, milanese): alla Bocconi, dove studiava, ascoltò una lezione del professor Mario Monti, dalla quale capì che «se la generazione dei miei nonni negli anni Quaranta e Cinquanta aveva lasciato una casa ai figli, la mia generazione avrebbe ereditato da quella di mio padre 20 o 30 mila euro di debiti. Mi sono detto: perché devo restare qui? Per pagare? Meglio guadagnarli, i soldi, e andare dove il merito è riconosciuto».

Ecco, oggi probabilmente Serra è preso dalla sindrome della restituzione: all’Italia deve i natali, gli studi. E vuole raddrizzarne i difetti: dapprima le Generali (nel cui capitale ormai, starebbe per rientrare) e adesso la politica.

Ne ha fatto le spese Pier Luigi Bersani, che Serra ha querelato dandogli del parolaio ignorante in una lettera aperta al fulmicotone dopo che il segretario Pd, per infangare il rivale Renzi, aveva ripreso l’infondata notizia che i fondi Algebris del suo sostenitore sarebbero «off-shore». E adesso, sotto a chi tocca.

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