Soldi alla cultura: cosa cambia con l'Art Bonus

Uno sconto fiscale ai “mecenati", che fanno donazioni alla cultura. E' la novità contenuta in un decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei Ministri. E' stato ribattezzato Art Bonus e consentirà ai contribuenti di detrarre dall'irpef, cioè dall'imposta sui redditi personali, il 65% della somma spesa. Il modello preso a riferimento è quello dell'ecobonus , cioè l'insieme di incentivi fiscali attualmente in vigore per i lavori edili (come l'installazione dei pannelli solari) che aumentano l'efficienza energetica delle abitazioni.

IL MODELLO ECOBONUS

Ma ecco, nel dettaglio, come funzionerà l'Art Bonus. Ogni contribuente che dona dei soldi per la manutenzione, la protezione e il restauro dei beni culturali e dei teatri pubblici o per per il sostegno delle fondazioni liriche e degli istituti di cultura (sempre di proprietà pubblica) potrà appunto detrarre dalle tasse una parte della somma versata. Lo sconto fiscale sarà pari al 65% per gli importi pagati nel 2014 e nel 2015, mentre scenderà al 50% per le donazioni effettuate nel 2016. La detrazione dovrà però essere ripartita in 3 tranche annuali (quindi sarà più generosa dell'ecobonus, che prevede invece una suddivisione in 10 rate). E' stato fissato un tetto per la somma massima detraibile, che non potrà superare determinati importi: il 15% del reddito imponibile per i contribuenti privati e il 5 per mille (lo 0,5%) dei ricavi annui per le imprese.

Ecco un caso concreto: i cittadini che dichiarano meno di 20mila euro ogni 12 mesi (sono la stragrande maggioranza) potranno detrarre un importo fino a 3mila euro (il 15% del reddito). Lo scontro fiscale sarà pari in questo caso a 1.950 euro (il 65% di 3mila) e farà scendere l'irpef dovuta di 650 euro all'anno tra il 2015 e il 2017 (poiché l'importo va suddiviso in tre rate). Ovviamente, è probabile che parecchi contribuenti facciano donazioni alla cultura di piccolo importo. Chi versa appena 200 euro, per esempio, avrà diritto a una detrazione di 130 euro, ripartita in tre tranche di circa 43 euro all'anno. I beneficiari dei finanziamenti, cioè gli enti e gli istituti di cultura o le amministrazioni pubbliche, dovranno comunicare su internet, nel proprio sito, l'ammontare delle somme ricevute e pubblicare online un resoconto su come hanno speso i soldi.

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