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M5S, cronaca di un flop annunciato

Ancora qualche mese fa il fantasma di Parma terrorizzava il Partito democratico. Lo scenario vedeva il
candidato di Beppe Grillo e quello del Pd arrivare al ballottaggio nelle elezioni per il sindaco di Roma e l’elettorato di destra far vincere il grillino in odio ai «comunisti». L’incubo invece lo sta vivendo il comico genovese: il suo candidato romano ha preso poco più di un terzo di Gianni Alemanno e poco più di un quarto di Ignazio Marino.

E a Roma gli è andata ancora bene.

La capitale e Ancona sono infatti i soli due capoluoghi in cui il Movimento 5 stelle ha preso un po’ meno della metà delle elezioni politiche riuscendo a racimolare un risultato a due cifre.

Negli altri capoluoghi di provincia il crollo è stato fra il 60 e l’80 per cento, con un’impressionante costanza da Nord a Sud. Il senno di poi conta poco, eppure questo disastro doveva essere prevedibile. Il voto delle elezioni politiche era dato alla protesta, non a un programma e tantomeno a una persona.

Nei tre mesi successivi al voto di febbraio, i 163 parlamentari del Movimento 5 stelle si sono distinti
per avere rifiutato qualunque colloquio decente con un giornalista, per essere costretti a una obbedienza simile a quella in uso presso le democrazie popolari degli anni Cinquanta e aver avviato un imbarazzante dibattito su rimborsi, scontrini e ricevute per compiacere un geniale uomo di spettacolo la cui ultima denuncia dei redditi nota (2005) era di 4 milioni di euro.

In più, sul piano politico, il rinserrarsi di Grillo entro le proprie mura ha impedito l’elezione di Romano Prodi al Quirinale e ha oggettivamente favorito la nascita di un governo in cui Silvio Berlusconi è l’azionista di controllo. Naturalmente un governo formato da Pd e cinquestelle sarebbe durato solo il tempo sufficiente a far vincere il Pdl con la maggioranza assoluta alle elezioni successive. Per ora, tuttavia, la delusione ha convinto molti simpatizzanti del Pd in libera uscita a tornare alla casa madre.

Se, infatti, a livello nazionale possono non guardarsi le facce dei candidati, a livello locale si pesano. E si è trattato verosimilmente di pesi molto leggeri.Se non vuole fare la fine dell’Uomo qualunque, che nel dopoguerra si sciolse come neve al sole, Grillo deve perciò darsi una strategia e comportarsi come una normale forza politica. Scenda tra gli umani e si confronti con loro. Perfino il Verbo lo fece, incarnandosi in Cristo più di 2 mila anni fa.

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