Crisi europea? Per Paul Krugman serve una vera catastrofe per uscirne. Ed è dietro l'angolo

“Oh, wow! Un altro salvataggio per le banche. La Spagna, questa volta e chi avrebbe potuto prevederlo?”. Paul Krugman, Premio Nobel per l’Economia, sfodera adesso l’arma dell’ironia. Dal suo blog sul New York Times scrive: “Tutta questa storia inizia a replicarsi come in una commedia. L’economia perde quota, la disoccupazione cresce, le banche sono nei guai e il Governo arriva in soccorso. Curiosamente, sono solo le banche a essere salvate, non i disoccupati”.

La scorsa domenica, infatti, ognuno dei 47 milioni di cittadini spagnoli si è svegliato con un (nuovo) debito da 21 mila euro , necessario a ripianare I cento miliardi di euro che il Primo Ministro Mariano Rajoy ha portato a casa da Bruxelles per salvare le banche. Un importo pari al reddito medio annuo in un Paese in cui ormai il 52% delle persone sotto i 25 anni non ha un impiego, il 20% dei cittadini è a rischio povertà, il tasso di disoccupazione al 24% è il più alto d’Europa e gli immobili hanno perso il 25% del loro valore dal 2008.

Sull’accoglienza del prestito e nonostante la risposta negativa dei mercati, il Paese resta diviso. “Cosa sta succedendo, veramente? Significa che la Spagna potrà continuare a prelevare risorse per pagare la gente?” ha chiesto un tassista madrileno intercettato dai giornalisti del Guardian. Mentre Alfredo Pérez Rubalca, leader del partito socialista di opposizione, ha dato voce alla natura dello scontento: “Il Governo vuole farci credere che abbiamo vinto la lotteria, che sono arrivati i Re Magi, ma non è così”.

Non stupisce, dunque, la scritta “Ladri” che si può vedere su alcuni bancomat della capitale. Una fetta degli spagnoli, infatti, accusa le banche (e le istituzioni) di far pagare il conto ai cittadini.

In proposito, Krugman allarga la prospettiva: “Non c’è niente di necessariamente sbagliato con quest’ultimo salvataggio, anche se molto dipende dai dettagli. Quello che è sorprendente è che anche se i leader europei stavano formalmente mettendo a punto il piano di salvataggio, in realtà stavano dando un segnale molto forte delle proprie intenzioni. E cioè che non avevano alcuna intenzione di cambiare le politiche che hanno lasciato quasi un quarto dei lavoratori spagnoli e oltre la metà dei suoi giovani disoccupati”.

La paralisi del sistema finanziario – l’economista chiama in causa sia la Banca Centrale Europea sia la Fed che si mantengono rigidamente sulle proprie posizioni, non intendono tagliare i tassi di interesse e virare verso una politica espansionistica – nasce dall’incrocio fra una posizione politica e una mentalità che vede la sofferenza come una forma di redenzione. “Una mentalità che un giornalista britannico ha etichettato come “sado-monetarismo”, ricorda Krugman.
“Qualunque siano le radici di questa paralisi, sta diventando sempre più chiaro che ci vorrà una completa catastrofe per andare oltre la politica dei salvataggi delle banche – conclude l’economista -. Ma non disperate: alla velocità a cui accadono le cose, specialmente in Europa, una completa catastrofe potrebbe essere dietro l’angolo”. Appuntamento, dunque, al 17 giugno con le urne in Grecia per il nuovo atto.

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