Nel crollo di Credit Suisse ci rimettono i risparmiatori, non i soci arabi (che però smentiscono, anzi)

Azionisti 1, risparmiatori 0. Il weekend di trattative ha portato ad un matrimonio riparatore a Zurigo: Ubs ha comprato la rivale Credit Swisse, con un regalo di nozze della Banca Centrale Svizzera di 100miliardi di franchi svizzeri e bond azzerati per 16miliardi di euro. Banca salvata, sistema bancario arginato da effetto contagio (forse), ma soprattutto azionisti sauditi e del Qatar più al sicuro, mentre i risparmiatori non dormono sonni sicuri.

«Ho trovato crudele azzerare i subordinati della banca, quando le azioni non sono andate a 0 anche se vicino (è stata ceduta a 3,2 miliardi di euro). Varrà il 60% in meno? Benissimo, ma tra il 40% di valore e 0 c’è una differenza. Se io fossi un bond holder di subordinati Credit Suisse mi farei sentire. Ho prestato 100e ho 0 (nemmeno 40) e gli azionisti invece hanno un pezzettino. Cosa ho fatto di male io che ho prestato soldi? Salvi gli azionisti, arabi e non i bond holder?», spiega Carlo Gentili co-fondatore Nextam Partners. L’accordo di salvataggio prevede che Ubs compri Credit Suisse per oltre 3 miliardi di franchi svizzeri (3,2 miliardi di euro).

La Banca centrale svizzera interviene, con 100 miliardi di liquidità e, nel contempo, le autorità di mercato svizzere stabiliscono l’azzeramento delle obbligazioni (At1) per 16miliardi. Questo è l’aspetto che riduce la passività della banca, ma colpisce di più i risparmiatori. E i dubbi sull’operazione salvataggio sono tanti.

Primo dubbio: era l’unica soluzione per salvare la banca svizzera? «A differenza di Svb e delle altre banche americane che hanno fatto una sciocchezza (prestato a breve e investito a lungo, con i tassi che hanno fatto scendere l’investito) ma non hanno commesso dolo, con Credit Suisse non sappiamo molto. Ce ne vuole a fare saltare una banca come questa. La soluzione di far comprare all’unica grande banca svizzera il suo concorrente non è sana. E se ora se salta Ubs perché fa la stessa cosa fatta di Credit Suisse (che ripeto non sappiamo) chi la salva ora che è una portaerei? Non era meglio nazionalizzarla? Come con Montepaschi e come in altri casi. Oppure tenerla in piedi obbligandola ad assumere liquidità infinita dallo Stato? Così fecero nel 2008 negli Stati Uniti. Così fanno i politici seri: usano il loro potere al 200% per fare l’interesse del paese», spiega Carlo GentiliIl secondo dubbio è una preoccupazione.

L’azzeramento delle obbligazioni Credit Suisse è un’operazione che vuol dire fare pagare ai detentori di subordinati il “crac”. Suona di salvataggio non equo. «E’ un’ingiustizia fatta per favorire azionisti e Ubs che così ha pagato meno Credit Suisse. È un’ingiustizia probabilmente modesta. I bond holder non avrebbero salvato molto dei loro subordinati, perché andavano come le azioni vicino allo 0, ma da punto di vista giuridico, formale tra 0 e anche solo 10% c’è una differenza». Non è inoltre la strada consueta. Non si è rispettata la gerarchia delle fonti che prevede che prima si prendono le azioni poi vengono i subordinati e poi i titoli signor e via via. «Se le azioni non bastano si passa ai subordinati. Non si fa così: non si prende dai subordinati e si fa restare in piedi un pezzo di equity. Intuisco che è un favore agli azionisti, arabi in particolare», continua Gentili.

E veniamo al terzo dubbio: la Banca centrale svizzera è intervenuta con 100 miliardi di liquidità. Un precedente? Questa è la cosa da fare. Il contagio è dettato dalla scarsità di fiducia. Se non ti finanzio più perché non mi fido più di te si spande il panico. Se invece la Banca centrale dà liquidità non partono questi fenomeni. Si ferma il contagio.

Quarto dubbio: ora però cosa succede se traballa un’altra banca? Da ora si salvano tutte facendole comprare sempre alle banche più grandi?

«Credit Suisse è rilevante e va salvata. E se traballano banche non rilevanti? Attenzione. I piccoli, tanti insieme, se cadono trascinano tutto il sistema. Ora Zurigo ha salvato Credit Suisse, ma cosa farà con le casse cantonali? Se parte il girone di fallimenti delle tante piccole? Salvi o non salvi? Non si può fare ingoiare tutto a Ubs. Ripeto, era meglio nazionalizzare. Se interviene lo Stato è meglio perché fermi il panico, non perché hai più soldi. Draghi non spese un centesimo col tuo Whatever it takes. E funzionò», conclude Gentili.

Alla fine di questo weekend di salvataggio l’impressione è che d’ora in poi viga la priorità agli azionisti a scapito della protezione agli obbligazionisti subordinati.

Diversa però l'opinione di uno dei principali soci di Credit Suisse: Saudi National Bank che ha appena emesso il seguente comunicato: «La Saudi National Bank sta subendo gravi perdite sulla scia del fallimento del Credit Suisse dopo che è stato raggiunto un accordo per l’acquisto da parte di UBS della banca svizzera in difficoltà per 3,2 miliardi di dollari. La Saudi National Bank – il maggiore azionista del Credit Suisse – ha confermato lunedì alla CNBC di aver subito una perdita di circa l’80% sul suo investimento. La banca con sede a Riyadh detiene una partecipazione di circa il 10% nel Credit Suisse, avendo investito 1,4 miliardi di franchi svizzeri nell’istituto di credito svizzero nel novembre dello scorso anno, pari a 3,82 franchi svizzeri per azione».

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