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M5S: alla corte di Conte

M5S: alla corte di Conte

Intorno all’ex presidente del Consiglio si è stretto un cerchio magico con curriculum e vicende singolari: dal senatore Mario Turco, che ha acquistato una masseria all’asta, alle ex sindache appena giubilate Chiara Appendino e Virginia Raggi. Dall’avvocato Ettore Licheri, alla ribalta delle cronache per le sue violazioni anti-Covid, a Paola Taverna, vicepresidente del Senato «scivolata» sulla casa popolare per la madre. La squadra per rifondare il Movimento 5 stelle è questa.


Una masseria acquistata in un’asta contestata, perché un’offerta era sparita per errore. Così, da allora, il senatore del Movimento 5 Stelle Mario Turco ha potuto beneficiare della masseria Galeota, una struttura situata a pochi chilometri da Taranto. Un’operazione portata a termine, in apparenza, come unico partecipante, a un prezzo niente male: 375.000 euro. Si dirà: tutto normale, cosa c’è di strano? L’asta è però finita sotto la lente di ingrandimento, scatenando una bufera: c’era un altra persona interessata al bene.

Si trattava di Vincenzo Papa, il precedente titolare della masseria, che era riuscito a partecipare all’asta attraverso una srl. Era tutta la sua vita lavorativa e voleva difenderla. La procedura sembrava conclusa in maniera lineare. Solo che sul portale delle aste telematiche, a sorpresa, non figurava l’offerta della società di Papa: il file generato, all’atto della registrazione, era stato rinominato. Di fronte al ricorso, Turco ha fatto spallucce sulla vicenda umana, anzi si è opposto e il giudice gli ha dato ragione. Lasciando Papa senza la sua vecchia proprietà.

E poco male se fino a qualche mese prima, i pentastellati si battevano contro «la tragedia sociale delle aste giudiziarie». Sicuramente non è il migliore biglietto di visita per il nuovo Movimento 5 Stelle, targato Giuseppe Conte, che di Turco è grande estimatore. Non a caso nel suo «inner circle» è tra i consiglieri più fidati: già nel precedente governo, il senatore pugliese, poco appariscente, era sottosegretario alla Presidenza, gestendo i dossier più delicati. Nel progetto dell’ex avvocato del popolo continuerà ad avere un ruolo centrale.

Così nella corte di Conte, il club di fedelissimi che costituirà il fulcro del nuovo Movimento 5 Stelle, non mancano figure sopra le righe. Spesso con pesanti sconfitte da appuntarsi sul petto. Basti vedere il recente voto nei principali comuni. Ma non di sole débâcle è formato il team contiano. Ci sono anche storie singolari. Quella di Turco è significativa: inizia nel 2019, quando era da poco parlamentare (e sicuramente non di primo piano), ma sotto traccia si trascina avanti da tempo.

Certo, il senatore grillino non è mai stato coinvolto nelle indagini. Ma i magistrati stanno cercando di capire l’iter della procedura: il procedimento giudiziario non è ancora chiuso sia dal punto di vista penale che civile. E Vincenzo Papa non vuole demordere per avere la masseria, che per anni è stata al centro degli affari. Turco, da parte sua, ha sempre rivendicato di aver agito con correttezza dicendo di aver realizzato un suo sogno: l’acquisto di una casa di campagna, appunto.

Non ci sono aste controverse sul cammino di Chiara Appendino, ex sindaca di Torino, per tutti la vera vice del leader. Ma non mancano incidenti di percorso. Per un po’ è stata la sindaca modello dei Cinque stelle, l’espressione della buona amministrazione pentastellata. Il bluff è stato poi svelato: il gradimento nei sondaggi è precipitato, così lei ha preferito non ricandidarsi. E alle Amministrative di Torino la formazione si è fermata a un misero 9%, scaricando le responsabilità su Valentina Sganga, costretta a raccogliere l’eredità di Appendino.

Tra i fedelissimi dell’ex avvocato del popolo non poteva mancare l’altra sindaca-simbolo, Virginia Raggi, che pure ha qualche posizione più eretica rispetto al Movimento a trazione contiana. La sua parabola è tutta nel voto del 3-4 ottobre: ha collezionato un pesante ko, posizionandosi addirittura alle spalle di Carlo Calenda. Ora si dedicherà anima e corpo al comitato di garanzia, organismo del nuovo Movimento, in cui troverà al suo fianco Luigi Di Maio e Roberto Fico. Il tris al femminile è completato dall’ex ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, le cui gesta restano scolpite nella memoria di tutti.

Ma questi sono i soliti noti: ci sono poi i volti meno famosi del contismo. Su tutti il capogruppo al Senato, Ettore Licheri, avvocato sardo asceso in sordina al ruolo di Palazzo Madama, già noto per essere stato sostituto procuratore della Federcalcio ai tempi di Calciopoli. Ma della sua azione politica si ricorda in particolare la violazione delle norme anti-Covid, prescritte dal suo partito a tutti gli italiani. Al termine di un accalorato intervento in Aula, a difesa di Conte, Licheri si fece abbracciare da tutti i colleghi. Come se non ci fosse il Covid. Un assembramento nel luogo in cui obbligavano gli italiani a restare distanziati.

Nell’altro ramo del Parlamento, a Montecitorio, siede Michele Gubitosa, imprenditore nel settore della tecnologia ed ex presidente dell’Avellino calcio. L’esperienza nel mondo del pallone non è stata tramandata ai posteri, dopo un anno da vicepresidente è sparito dai radar della città irpina. Così come il club biancoverde che di lì a poco non è riuscito a iscriversi al campionato di serie B. Gubitosa ha però colto al volo il treno politico dei 5 Stelle. Fino alla capacità di conquistare Conte per la sua inossidabile lealtà.

Sugli stessi scranni c’è Riccardo Ricciardi, vicepresidente vicario dei pentastellati alla Camera. Conte lo vorrebbe capogruppo al posto di Davide Crippa. Ci proverà ancora, dicono i beninformati. Ricciardi, a lungo considerato un esponente dell’ala facente riferimento a Fico, si fece notare dall’allora presidente del Consiglio quando lanciò l’affronto alla Lega: «Chi critica Conte propone il modello Lombardia, un ospedale da 21 milioni di euro per 25 pazienti. Ecco come sono stati spesi i soldi delle tasse e dei cittadini».

Chi invece ha impersonato meglio di tutti il «viaggio» ideale dal Movimento grillino a quello contiano, sono Vito Crimi e Paola Taverna. Il primo è stato pretoriano fedele di Conte durante la guerra con Beppe Grillo, mentre Taverna, nel ruolo istituzionale di vicepresidente del Senato, ha vissuto una metamorfosi indicativa: dal luglio 2015 quando dal palco dava delle «merde e schifosi» al Pd, a sostenitrice dell’alleanza riformista con toni e modi da politica navigata. Negli anni scorsi è stata al centro di una vicenda legata alla casa popolare della madre.

L’anziana donna non aveva i requisiti per viverci, tanto che il Tribunale respinse il ricorso, rendendo obbligatorio l’addio. «Mia madre ha il diritto di morire nella stessa casa dove è vissuta» si difese Taverna. Di sicuro sono lontani i tempi in cui con pesante accento romanesco fustigava la casta. Secondo quanto risulta a Panorama sarebbe tra le prima a essere presentata in lista nel caso di deroga alla leggendaria regola del secondo mandato. Per Conte davvero una squadra a prova di critica.

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