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Corea del Nord: chi ha ucciso il fratellastro di Kim Jong-un

Doan Thi Huong e Siti Aisyah

Ansa/ EPA/FAZRY ISMAIL
Un convoglio automobilistico della polizia malese che dovrebbe contenere Doan Thi Huong e Siti Aisyah lascia la Corte Suprema Shah Alam, Malaysia, 2 ottobre 2017.

Un uomo si accascia a terra all'aeroporto di Kuala Lumpur, due donne gli hanno somministrato qualcosa di letale. A distanza tre, forse quattro uomini osservano la scena dal Bibik Heritage, un fast-food a pochi passi di distanza.

La vittima è Kim Jong-nam, fratellastro del dittatore della Corea del NordKim Jong-un. Le due presunte assassine, un'ndonesiana e una vietnamita, saranno le uniche a essere catturate e portate a processo. Sul resto del commando questo è quello che è stato finora scoperto.

Chi è la mente del commando

Il primo uomo si chiama Ri Jae Nam, ha 57 anni, ma viene chiamato anche "Hanamori" o "zio" oppure "nonno", alias che significano che il leader del gruppo è lui. Difatti, per la polizia malese che indaga sull'accaduto, sarebbe colui che accompagnato gli altri uomini all'aeroporto fornendo alle due donne invece il gas usato per uccidere Kim Jong-nam. Mente operativa dell’omicidio, secondo sempre la polizia, il latitante sarebbe membro dell’RG, l’organizzazione che si occupa delle missioni segrete all’estero del regime di Pyongyang.

Dai video analizzati dagli inquirenti malesi c'è anche Hong Song Hak, 34 anni, detto anche Mr Chang, che viene inquadrato qualche istante prima del delitto mentre passa qualcosa alla più giovane delle incriminate, Siti Aisyah.

Negli stessi minuti, a qualche metro di distanza, l'inquadratura passa anche sull’uomo conosciuto come Mr Y (Ri Ji Hyon), che ha 33 anni allunga all'altra ragazza, Huong, un’altra sostanza.

Sulla scena forse ci sarebbe anche un quarto uomo, O Jong Gil, 54 anni, il cui ruolo operativo però ancora non è stato chiarito.

L'omicidio all'aeroporto di Kuala Lumpur

Il 13 febbraio al terminal di partenza dell'aeroporto di Kuala Lumpur, in Malesia, due donne si avvicinano a Kim Jong-nam e gli strofinano sul volto un panno impregnato del letale gas nervino noto come "agente Vx", efficace in una ventina di minuti, considerato dalle Nazioni Unite un'arma di distruzione di massa.

Il nordcoreano, figlio primogenito del leader della Corea del Nord Kim Jong-il e dell'ex attrice e Sung Hye-Rim, caduto in disgrazia presso il padre, chiede assistenza medica alle autorità del posto, prima di svenire e morire di arresto cardiaco durante il trasferimento in ospedale.

La versione delle due donne arrestate

Dopo essere state arrestate, le due donne hanno affermato di essere state vittime di un inganno: credevano di partecipare a una sorta di edizione locale delle show televisivo a telecamere nascoste "Scherzi a parte" e che il veleno fosse un olio per bambini.

Hanno dichiarato che un gruppo di quattro uomini, che presumibilmente hanno orchestrato l'incidente, ha dato a ognuna circa 80 dollari perché aderissero allo "scherzo". Questi uomini, poi identificati dalla polizia come nordcoreani, sono fuggiti dal Paese nello stesso giorno dell'omicidio. Dichiarazioni ora confermate dai video dell'areoporto.

Cosa è successo nel primo giorno di processo

Ammanettate e protette da giubbini anti-proiettile, le due donne accusate dell'omicidio di Kim Jong-nam, primogenito fratello del leader nordcoreano Kim Jong-un, si sono presentate presso il tribunale di Shah Alam, a circa 25 chilometri a sud-ovest della capitale della Malesia. Il 2 ottobre ha infatti preso il via il processo a loro carico, otto mesi dopo l'episodio che ha dato vita a un durissimo scontro diplomatico tra Pyongyang e Kuala Lumpur.

L'indonesiana Siti Aisyah, 25 anni, e la vietnamita Doan Thi Huong, 29 anni, le uniche sospettate dell'uccisione avvenuta il 13 febbraio all'aeroporto internazionale di Kuala Lumpur, si sono dichiarate non colpevoli. Rischiano la pena capitale.

Per motivi di sicurezza, le autorità hanno limitato l'ingresso dei media in aula.

Durante l'udienza il pubblico ministero Muhamad Iskandar Ahmad ha affermato che le prove mostreranno la "colpa" delle accusate e che le due donne avevano quattro complici non identificati. Sostiene che le due erano consapevoli di partecipare all'omicidio e di poter dimostrarlo con cento e più testimoni ed esperti

Hisan Teh Toh Teik, l'avvocato di Doan Thi Huong, ha riferito ai giornalisti di aver chiesto alla corte di divulgare le identità degli altri quattro sospetti, che egli ritiene essenziali per la difesa della sua cliente. 

Il piano di Kim Jong-un secondo la Corea del Sud

Le due donne al momento sono le uniche sospettate in stato di arresto per l'omicidio di Kim Jong-nam. Gli altri sono latitanti.

L'intelligence sudcoreana sostiene che l'assassinio fa parte del piano ordito da cinque anni da Kim Jong-un per uccidere il fratellastro mai incontrato, almeno dalla salita al potere di fine 2011.

Dal canto suo la Corea del Nord ribatte che la morte, quel 13 febbraio 2017, è stata causata da un infarto e accusa le autorità malesi di cospirare con i loro nemici. Inoltre insiste a identificare la vittima come Kim Chol, il nome scritto sul passaporto con cui stava viaggiando Kim Jong-nam quando fu ucciso. 


Per saperne di più:

(Questo post è stato scritto il 2 ottobre e aggiornato il 15 novembre 2017)

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