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Consiglio nazionale Pdl: ultimo appuntamento per evitare il suicidio

Non è mai troppo tardi. E non è affatto tardi per credere che gli uomini responsabili del centrodestra possano, ancora e nonostante tutto, riacciuffare per i capelli il partito e salvare il bene politico principale: l’unità del fronte dei moderati, unica vera arma per tentare di tornare a governare l’Italia alle prossime elezioni politiche.

Certo, è difficile. Diciamolo fino in fondo, somiglia più a un’impresa impossibile. Perché i rapporti tra falchi e colombe si sono oltremodo deteriorati e perché al ragionamento e alla dialettica si è sostituita l’invettiva, se non addirittura l’offesa personale.

C’è stata nelle ultime settimane una corsa a una reciproca delegittimazione, una gara senza senso a macchiare e additare l’avversario di partito come vile ed egoista o, peggio, come traditore. Inutile cercare dove sta la ragione e il torto: la triste pièce andata in scena ha fatto emergere il peggio di alfaniani e lealisti.

E ciò soprattutto alla luce delle premesse e delle conclusioni che puntualmente hanno fatto da corona a ogni singola dichiarazione. Quando, cioè, frasi come «premesso che la lealtà a Silvio Berlusconi non può essere messa in discussione», o «la conclusione è comunque che tutto ciò lo faremo anteponendo la lealtà al nostro leader», avevano come conseguenza quella di indebolire la difesa compatta del Cavaliere nel momento più problematico e doloroso della sua persecuzione giudiziaria, quello che prelude al voto sulla decadenza.

Che cosa succederà quel giorno in Senato? Davvero c’è qualcuno disposto a credere che, all’esito della decisione di allontanare dal Parlamento l’uomo politico scelto da 9 milioni di elettori, Angelino Alfano possa scambiarsi il cinque in aula con il presidente del Consiglio Enrico Letta, come avvenne dopo aver incassato la fiducia del 2 ottobre? Sarebbe contro natura. Sarebbe insieme l’immagine scellerata di un delitto e di un suicidio.

Sabato 16 novembre il Pdl che vuol ripartire da Forza Italia non può che ricominciare da Berlusconi. Pensare di disertare l’appuntamento, ricondurlo a una piccineria politica con la conta di chi sta con chi, questo sì che sarebbe un tradimento imperdonabile dell’ideatore, fondatore e indiscusso leader del partito. Significherebbe, nei fatti, allearsi con i carnefici, contribuire al disegno di chi da vent’anni ricorre alle armi improprie della delegittimazione e dell’uso politico della giustizia, declinata anche attraverso un racconto fallace su giornali e televisioni, per togliere di mezzo il politico più votato nella storia della Repubblica.

I moderati di una parte e dell’altra compiano dunque un atto di umiltà e di maturità; abbiano un colpo d’ala e mettano finalmente da parte le dissennatezze e i dissidi di questi infausti giorni. L’appuntamento del consiglio nazionale è l’ultima, vera occasione per dimostrare l’orgoglio di un partito che non ci sta a farsi macinare da una sinistra ormai priva di identità e valori. Gli uomini e le donne di Forza Italia questo lo sanno. Sta a loro dimostrare l’onore della propria storia.

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