Lifestyle
March 27 2018
Figlia di un programmatore di Intel, Claire Evans è cresciuta con la consapevolezza che i computer fossero unisex. Una volta diventata adulta, però, si è resa conto che la Silicon Valley è dominata dagli uomini. Per cercare di riequilibrare le cose, ha passato due anni a fare ricerche sulla storia della tecnologia e il risultato è “Broad band: the untold story of the women who made the internet”, un libro che, come riferisce Recode, racconta il contributo delle donne alla nascita di internet.
L’obiettivo di Evans è di svelare il ruolo di donne che non sono passate alla storia, ma hanno partecipato a farla. E’ un esempio Stacy Horn, fondatrice di BBS, uno dei primi sistemi di messaggistica e chat online della fine degli anni Ottanta. Ancora in uso da una manciata di affezionati, è sinonimo di un atteggiamento alternativo alla costante obsolescenza e reinvention che caratterizza la tecnologia.
La ricerca di Evans ha portato alla luce molti particolari, perché il racconto abbraccia l’intera esistenza delle donne e non solo il loro ruolo nello sviluppo di internet. Le protagoniste, dunque, emergono nella loro ricchezza sociale, familiare e psicologica, ben lontane dall’immagine dello "smanettone" ossessionato da circuiti e programmi. Si scopre così che Ada Lovelace, che ha pubblicato il primo programma di computer nel 1843, era una giocatrice compulsiva e aveva sentimenti discordanti nei confronti della maternità.
Le donne raccontate da Evans sono caratterizzati da uno sguardo allargato e inclusivo. Nel libro, figurano nomi come Sadie Plant, che ha ispirato una generazione di donne impegnate politicamente all’inizio degli anni Novanta; Pam Hardt-English, ideatrice del bollettino digitale di San Francisco “Resource One” e Wendy Hall, sviluppatrice dell’hypertext prima dell’avvento del World Wide Web.
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