Cesare Zavattini, la voce di De Sica e del neorealismo

Mondadori

Cesare Zavattini al lavoro negli anni '60.


©Silvio Durante/Lapresse

Torino, 9-12-1955. Al Teatro Carignano lo sceneggiatore Cesare Zavattini ha tenuto una conferenza nell'ambito dei Venerdì Letterari.


Ansa

Roma 1947, Cesare Zavattini.

Tra le sue frasi celebri: "Il mio sogno è questo: si alza il sipario, ci sta la sedia e ci sto io".


LaPresse

Roma 22/11/1951, Nastri d'argento.
Nella foto da sinistra: il Sottosegretario Giulio Andreotti consegna il diploma al produttore cinematografico italiano Cesare Zavattini per la migliore produzione del film Prima Comunione.


Olycom

Foto del film premio Oscar Sciuscià di Vittorio De Sica, con Rinaldo Smordoni e Franco Interlenghi.


Ansa

Enzo Staiola in una scena del film di Vittorio De Sica, sceneggiato da Cesare Zavattini, Ladri di biciclette.


Olycom

1951, Milano: Vittorio De Sica e Cesare Zavattini, regista e sceneggiatore, all'anteprima del film Miracolo a Milano.


Diritti Mondadori

Maria Pia Casilio e Carlo Battisti in Umberto D., regia di De Sica, soggetto e sceneggiatura Zavattini.


Ansa

L'autore Enrico Vaime ha detto di Cesare Zavattini: "Zavattini era affascinante, coinvolgente, estroverso, parlava in maniera alluvionale. Si entusiasmava per tutto ciò che faceva. Anche per le cazzate. Mi piacevano il suo modo di raccontare, la sua ingenuità, i suoi stupori. Aveva una visione fanciullesca della vita".


Talento poliedrico, pittore, giornalista, poeta, Cesare Zavattini è stato soprattutto un narratore, al servizio anche della settima arte. È stata la voce del neorealismo, nei suoi anni migliori, nei capolavori del cinema italiano che al nostro Paese hanno portato Oscar e fama, da Sciuscià (1946) a Ladri di biciclette (1948), come nei tempi in cui la corrente cinematografica osservatrice del quotidiano ha perso la capacità di lettura della società in cambiamento.

Mancato il 13 ottobre del 1989, proprio 110 anni fa, il 20 settembre 1902, nasceva. Per questo lo celebriamo oggi.

Emiliano, scelse la strada del cronista trasferendosi a Milano, passando per vari giornali, rubriche satiriche, pubblicazioni editoriali.

Nel 1934 fu conquistato dal mondo del cinema, al quale si avvicinò come soggettista e sceneggiatore, firmando oltre ottanta film. L'incontro con Vittorio De Sica avvenne nel 1939: da qui l'inizio di un proficuo sodalizio che cesellò una ventina di film. Da una parete il regista quattro volte premio Oscar, dall'altra lo sceneggiatore tutto intento a cogliere l'uomo nei suoi momenti più intimi contro ogni volontà romanzesca. Oltre alle due pellicole succitate il duo realizzò pilastri della nostra storia cinematografica come Miracolo a Milano (1951, tratto dal romanzo di Zavattini Totò il buono), Umberto D. (1952), La ciociara (1960), Ieri, oggi, domani (1963).

Consuete furono anche collaborazioni con altri maestri del cinema italiano e internazionale, da Michelangelo Antonioni ad Alessandro Blasetti, da Mario Camerini a Federico Fellini, da Mario Monicelli a Luchino Visconti e René Clément.

Nel libro di esordio Parliamo tanto di me Zavattini così scrisse nell'incipit: "Sul tavolo da lavoro ho pochi oggetti: il calamaio, la penna, alcuni fogli di carta, la mia fotografia. Che fronte spaziosa! Cosa mai diventerà questo bel giovane? Ministro, re? Guardate il taglio severo della bocca, guardate gli occhi. Oh, quegli occhi pensosi che mi fissano! Talvolta provo una viva soggezione e dico: sono proprio io? Mi do un bacio sulle mani pensando che sono proprio io quel giovane, e mi rimetto a lavorare con lena per essere degno di lui".

In queste foto ricordiamo la sua "fronte spaziosa"...

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