Il centrodestra dia delle risposte ai suoi elettori (che uniti sono la maggioranza)

La vittoria schiacciante del centrosinistra nei ballottaggi di ieri impone delle riflessioni. La prima, e non è una scusa per gli sconfitti, riguarda l’affluenza.Nella maggior parte delle città dove si è votato si è rimasti sotto il 40%, non tenerne conto nelle analisi dei partiti sarebbe ipocrita. Bisogna però cercare di capire cosa porti 6 elettori su 10 a disertare la scelta del primo cittadino della propria città (alla faccia di chi da anni decanta la forza politica e l’importanza del modello dei sindaci). Far votare gli italiani il 26 di giugno, sotto un caldo da record è un chiaro invito a disertare le urne. Ma questo non basta. Un’altra fetta probabilmente non si è sentito rappresentato dai candidati scelti. C’è poi chi non crede più da tempo nella politica, che sia nazionale o locale. Una crisi di sistema evidente anche in Parlamento dove comanda da oltre un anno un governo che di politico ha ben poco.

Serve quindi una riflessione molto ma loto profonda, forse una vera e propria svolta nei nomi e nei programmi.

Siamo nel pieno dell’implosione del Movimento 5 Stelle, solo 4 anni fa il primo partito del paese. Siamo davanti ad un centrosinistra che è uscito si vincitore dai ballottaggi ma diciamo così, vive all’ombra di Draghi e oggi, a meno di un anno dalle politiche, non si sa come si presenterà davanti agli elettori.

Ma è soprattutto il centrodestra che deve da oggi fare riflessioni profonde. perché le sberle di ieri sono pesanti. Verona su tutte. La città, da sempre feudo leghista, ha mostrato tutti i mali interni alla coalizione. Per prima l’incapacità di trovare un candidato unico e così ecco la divisione tra Tosi, ex leghista oggi in Forza Italia, e Sboarina, sindaco uscente appoggiato da Meloni e Salvini. Una divisione infarcita da misere questioni personali e familiari che hanno rovinato il clima anche nelle due settimane post primo turno. Uno spettacolo davvero triste che si è concluso nell’unica maniera possibile: una sonora (e meritata) sconfitta.

È però tutta la coalizione che sta mostrando segni di debolezza preoccupanti. Ad oggi non si sa quale sia il programma, il progetto del centrodestra italiano e chi ne sia la guida.

Giorgia Meloni è sicuramente la più forte, non fosse altro per i risultati dei sondaggi che la danno attorno al 23%. Merito anche della scelta, unica, di opposizione al Governo Draghi. Scelta che se ha pagato dal punto di vista elettorale crea non pochi punti di domanda sulla possibile leadership futura della stessa Meloni, soprattutto sullo scacchiere internazionale.

C’è poi la Lega. Matteo Salvini sta vivendo forse il momento più difficile da quando ha salvato il partito da lui preso al 4% e portato al governo e ad un incredibile 30% e più alle ultime europee. Alcune scelte sono parse poco chiare e anche all’interno cominciano a serpeggiare i primi malumori. Il sogno di sedersi a Palazzo Chigi sta diventando sempre più un’utopia.

In ultimo c’è Forza Italia. Silvio Berlusconi è stato di sicuro il più attivo in questa campagna elettorale, arrivando pochi giorni fa ad annunciare la sua ennesima «discesa in campo» con «Forza Italia entro pochi mesi al 20%». La sconfitta di Monza, dove Dario Allevi era strafavorito e Berlusconi poteva anche giocarsi l’incredibile carta dell’arrivo in seria A del SUO Monza Calcio, è davvero pesante e forse fa tornare un po’ tutti con i piedi per terra.

Mancano 11 mesi alle prossime elezioni politiche e la situazione globale è a dir poco magmatica. Ci sono nuovi movimenti al centro (leggasi Di Maio). C’è il Pd che non sa cosa fare con i grilli ed il M5S che non sa cosa fare di se stesso. Soprattutto però c’è un centrodestra che dovrebbe con coraggio trovare le risposte alle due domande di cui sopra: chi è la nostra guida? Cosa vogliamo fare di e per questo paese? La maggioranza del paese tendenzialmente ancora di centrodestra, attende con ansia le risposte.

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