«Sono il re della Rai Londra e vogliono sfilarmi il trono»

Alle sgargianti cravatte che  indossa per le sue corrispondenze dal Big Ben, Antonio Caprarica, in tourné italica per presentare il suo Il romanzo dei Windsor (Sperling & Kupfer) sta per abbinare un elmetto. Con cui scenderà in campo per difendersi dal fuoco amico della sua Rai che attraverso la struttura ispettiva interna gli ha appena contestato presunte imprecisioni amministrative nella sede londinese. Dove oltre a Caprarica e Stefano Tura lavorano una producer (l’unica con contratto fissa) e tra sei e sette montatori, cameramen e tecnici free lance.  

Sente vacillare il suo trono inglese?

Beh, non è un mistero che Londra sia una delle sedi Rai più ambite. E ora, con indiscrezioni lesive  fatte filtrare ad arte, si intacca l’onorabilità di un giornalista che, con venticinque anni di servizio, ha fatto la storia della Rai. Sono sbalordito, nonché avvilito, che dei dubbi, anche legittimi, siano stati trasformati in un procedimento disciplinare, senza  la richiesta di un chiarimento preventivo.

Come ha intenzione di contrattaccare?

Aspetto innanzitutto che mi convochino,per spiegare tutto nella maniera più completa.

Anticipi qualcosa.

Sono arrivato nella sede di Londra nel 2010 e ho trovato un’organizzazione amministrativa che non ho mai assolutamente modificato. I free lance c’erano anche allora, a Londra funziona così anche alla Bbc. E nessuno, da Roma mi ha mai chiesto cambiamenti. Tra l’altro la direzione dei corrispondenti esteri ogni mese controlla i conti e non ha mai avuto nulla da ridire. E poi la questione del contabile è ridicola.

Quale contabile?   

Mi  rimproverano di aver fatto continuare a lavorare, con una collaborazione un contabile già andato in pensione. Ma la Rai (era l’epoca di Mauro Masi ndr) aveva tralasciato di rimpiazzarlo. Sono stato io, informando sempre viale Mazzini, a doverne trovare  uno nuovo, e il vecchio lo ha solo affiancato per un po’.

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